Articolo pubblicato su Formiche.net

di Gianni Bessi, Consigliere PD Regione Emilia-Romagna

L’alleggerimento della pressione fiscale è un tema che spesso occupa, a ragione, le prime pagine della cronaca economica. Così è stato anche quando il presidente del Consiglio ha annunciato l’intenzione di ridurre le imposte sulla proprietà immobiliare.

I commenti come sempre non si sono concentrati sull’opportunità di abbassare le tasse ma sul ‘come’ farlo, cioè dove trovare la famigerata ‘copertura’. Purtroppo le risposte in questo campo sono spesso insoddisfacenti. Ecco perché mi permetto di cogliere l’occasione – grazie all’attenzione di Formiche.net – per proporre un’ipotesi a mio parere praticabile: l’istituzione di un fondo sovrano italiano che operi sul modello di quello norvegese.

Come funzionerebbe questo “strumento” e quali sarebbero i vantaggi? Il Fondo norvegese è alimentato dai proventi dell’estrazione del petrolio e del gas norvegese per un valore di 820 miliardi di euro e un patrimonio investito al 60% in azioni, al 35% in reddito fisso e al 5% nel settore immobiliare. Oysten Olsen, governatore della Banca di Norvegia e numero uno del Fondo, in occasione di un seminario della Federazione delle banche ha dimostrato, dati alla mano, che il ritorno reale degli investimenti del Fondo sovrano norvegese negli ultimi anni è stato del 4 per cento, cioè circa 32 miliardi. Il fondo, questa è un elemento che lo rende un esempio interessante, è completamente dedicato al sostegno della spesa pensionistica futura dei circa 5 milioni di abitanti del paese scandinavo.

Credo che l’Italia avrebbe tutto da guadagnare a fare lo stesso, cioè a sbloccare gli investimenti – pubblico-privati – nel settore oil&gas e utilizzare in maniera trasparente le risorse che ne risulterebbero, sottraendole alla fiscalità generale, per costituire un Fondo sovrano. Di quali cifre stiamo parlando? Una stima fin troppo timida sui nuovi investimenti relativi all’estrazione di gas oltre le 12 miglia indica che si potrebbero generare proventi per le casse dello Stato di circa 2 miliardi di euro all’anno.

Con queste risorse si potrebbe sostenere il welfare, come fanno appunto i norvegesi, o mettere in cassa la copertura necessaria a realizzare un taglio strutturale delle imposte, nel caso specifico quelle sull’abitazione. Inoltre un grande intervento pubblico-privato sul settore energetico risponderebbe ad almeno altre due esigenze: mantenere un ruolo di primo piano in un settore strategico e sostenere l’occupazione.

Del resto L’Italia, essendo un Paese industriale avanzato, ha bisogno di energia ed è anche in grado di produrla: la produzione nazionale potrebbe essere raddoppiata con investimenti sull’ordine dei 15-18 miliardi, come ha ricordato recentemente l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. Sono numeri che a mio avviso bastano a dimostrare che bisognerebbe prendere in considerazione l’idea di costituire un fondo sovrano alimentato dai proventi del settore e utilizzarlo per finanziare i provvedimenti in favore dei cittadini.