Il 26 novembre l’ISTAT ha diffuso nuovi dati della contabilità regionale coerenti con le stime a livello nazionale. Nel confronto con le altre regioni l’Emilia Romagna ha sofferto meno la grade crisi del periodo 2007-2014. Minore la caduta del PIL (-7% rispetto il -9,2% delle altre regioni), minore quella del valore aggiunto dell’industria (-10,8% vs -17,5%), dei servizi ( -2,6% vs 4,1%), ma maggiore quella dell’industria delle costruzioni (-33,6% vs -30,4%). Decisamente sorprendente il dato dell’agricoltura che registra, invece, un eccezionale +22,5% rispetto al -3,5% della altre regioni.

Var. % tendenziale del valore aggiunto 2007-2014; valori concatenati con anno di riferimento 2010

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Secondo l’ultimo report dell’ISTAT “I prodotti agroalimentari di qualità” (settembre 2014) l’Italia si conferma il primo paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione Europea.
I prodotti agroalimentari di qualità riconosciuti al 31 dicembre 2013 sono 261. La regione con più Dop e Igp è l’Emilia-Romagna con 39 prodotti riconosciuti.
Così non sorprendono i risultati economici dell’agricoltura regionale che fa il paio con quelli dell’industria alimentare. Tra il 2007 e il 2013 (ultimo anno in cui sono disponibili i dati dellindustria alimentare) anche quest’ultima ha registrato dati positivi in termini di valore aggiunto e occupati rispetto alle altre regioni (+4,4% vs -4,9% il valore aggiunto e +4,2% vs -2,3% l’occupazione).
La stessa riduzione dell’occupazione in agricoltura – dato storico-strutturale – in Emilia Romagna è stata molto inferiore rispetto alle altre regioni (-1,9 vs -9,9).

Var.% tendenziale del valore aggiunto e degli occupati 2007-2013

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Che la qualità premi in termini economici lo affermano anche i risultati della recente ricerca “Emilia-Romagna leader nella filiera agroalimentare” realizzata congiuntamente dal Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna e dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo presentata a Bologna il 4 novembre scorso dove è stato sottolineato che l’agricoltura e l’industria alimentare di qualità in Emilia Romagna ha risentito in misura minore degli effetti della crisi grazie ai suoi prodotti eccellenti che rappresentano il meglio del “made in Italy”, i grandi marchi dell’agroalimentare conosciuti in tutto il mondo, una rete di centri della ricerca e dell’innovazione impegnati sui temi della sicurezza alimentare, della tracciabilità e sostenibilità ambientale.
Al contrario il crollo del valore aggiunto in termini reali della industria delle costruzioni che si è manifestato nel periodo 2007-2014 e che si è visto nei dati della prima tavola, si è riflesso – ma non poteva essere diversamente – anche sul versante dell’occupazione (-24% in Emilia Romagna , -19,6 % nelle altre regioni). Ora noi sappiamo che la più grande crisi del dopoguerra scoppiata negli Stati Uniti e propagatasi rapidamente al resto del mondo si è innescata a causa dello scoppio della bolla immobiliare e la crisi dei collegati mutui subprime.
Il grafico sottostante (costruito con i dati di fonte ISTAT per l’Emilia-Romagna e OCSE per gli Stati Uniti) mette a confronto l’andamento del valore aggiunto del settore delle costruzioni, tra il 2000 e il 2013, nelle due aree.
Il grafico sottostante mostra con evidenza che l’industria delle costruzioni negli Stati Uniti è cresciuta negli ultimi anni (2000-2006) della bolla immobiliare meno di quella dell’Emilia Romagna che ha invece registrato una vertiginosa impennata, doppia di quella delle altre regioni (7,5% vs 18,1% si veda la tavola). Scoppiata la bolla entrambi I settori in Emilia Romagna (-32,6%) e in USA (-24,7%) hanno poi subito il crollo.
var.% tendenziale del valore aggiunto 2000-2007 del settore delle costruzioni

Valori concatenati con anno di riferimento 2010

Emilia Romagna 37,5 % Altre Regioni 18,1 %

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Anche in Italia e ancor più in Emilia Romagna il sistema bancario ha alimentato la bolla concedendo credito in modo alquanto generoso fino al 2011 (quando già la domanda di abitazioni e gli investimenti produttivi e pubblici erano crollati) e fino a quando è iniziata la precipitosa ritirata (si veda la tavola sottostante).

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La Banca d’Italia (Questioni di economia e finanza, numero 263 marzo 2015 “Mercato immobiliare, imprese della filiera e credito: una valutazione degli effetti della lunga recessione”) ha certificato che fino al 2009 il sistema bancario ha continuato a erogare mutui a società della filiera immobiliare che:
a) erano in perdita
b) avevano un elevato livello d’invenduto
c) erano finanziariamente fragili
d) erano già molto indebitate.
Le sofferenze che ne sono scaturite sono la naturale conseguenza di politiche del credito e dall’abitudine a fare tanti o “troppi” mutui ai costruttori. Secondo i dati della Banca d’Italia, in Emilia Romagna, se nel primo trimestre 2011 l’incidenza delle sofferenza sugli impieghi bancari era pari al 4,1% nel secondo trimestre 2015 ha raggiunto il 28,5% con punte in certe province ben superiori (a Ferrara il 43,5% , a Rimini il 50,2%). Mutatis mutandis proprio come negli Stati Uniti dove la banche elargivano, a man bassa, crediti per l’acquisto di abitazioni a famiglie non in grado di ripagarli (mutui subprime) ma di cui poi si disfavano con le cartolarizzazioni.

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Nell’introduzione al report “Consumo di suolo e pianificazione, conoscere per decidere. Report dal territorio. Ottobre 2015″ a cura degli Assessorati alla Programmazione territoriale e alla Agricoltura della Regione Emilia-Romagna si è potuto leggere: “In Emilia Romagna nel corso degli ultimi decenni l’occupazione di suolo per l’urbanizzazione e la costruzione di infrastrutture è aumentata ad un ritmo multiplo rispetto al  tasso di crescita demografica; tendenza che già si rivela insostenibile e che lo sarebbe a maggior ragione a lungo termine.
Ancora più preoccupante è l’estensione della superficie potenzialmente urbanizzabile contenuta nei piani generali vigenti elaborati in una fase di espansione del mercato immobiliare, che oggi risulta decisamente sovradimensionata e irrealistica rispetto alle effettive necessità e alla capacità di assorbimento del mercato”.

Così, non può che ritenersi più che opportuna l’intenzione della Giunta regionale ad inserire la revisione della legislazione regionale in materia di governo del territorio tra i principali obiettivi del proprio mandato, ponendo radicalmente in discussione il processo insediativo fin qui conosciuto  e, in tal modo, affrontando la sfida della rigenerazione dei sistemi insediativi esistenti verso l’azzeramento del consumo di suolo.
E’ chiaro che l’insieme delle imprese dell’industria delle costruzioni dovrà adeguarsi a questa prospettiva innovando nel modello produttivo e di business. I mercati, infatti, hanno evitato negli ultimi due anni un crollo ancora più marcato del settore con la manutenzione straordinaria e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Proprio come è avvenuto nel sistema agroalimentare e industriale dell’Emilia Romagna che ha raggiunto risultati di rilievo puntando sulla qualità e l’innovazione.