(tratto da il Tirreno edizione di Livorno)

Quasi pronte le nuove regole: il sottosegretario Velo presenta il doppio decreto «Non abbassiamo l’asticella della tutela, semmai creiamo parametri più calibrati»

LIVORNO. Non esiste porto per il quale gli escavi non siano indispensabili eppure finora è stato un ginepraio di norme e contronorme in cui era difficile raccapezzarsi. Basti dire che: 1) c’è la legge di nove anni fa rinvia la regolamentazione della gestione dei fanghi di escavo a un successivo decreto che però non è mai arrivato; 2) le autorizzazioni fanno capo alle Regioni e dunque ognuna alla fin fine si arrangia un po’ come vuole; 3) anzi, nel caso dei porti di Livorno e di Piombino, ci si muove in concreto sulla base di un regolamento operativo emanato dalla Provincia su delega.

Ecco perché ieri mattina, in un convegno a Palazzo Granducale, il sottosegretario all’ambiente Silvia Velo ha parlato del doppio decreto che modifica le regole dei dragaggi rivendicandolo come «una anticipazione della riforma della portualità». Con la speranza esplicitamente confessata di portarla in consiglio dei ministri «entro fine anno».

Cosa manca? I decreti sono due e marciano in accoppiata: quello relativo ai porti inseriti nei siti nazionali di bonifica (Sin) è fresco di timbro dell’intesa con il ministero delle infrastrutture, ora deve passare all’esame del Consiglio di Stato, poi andrà alla Corte dei Conti e quindi sarà pubblicato.

E chi come Livorno ha fatto la “deperimetrazione” e si è messo sotto l’ombrello della Regione con il “Sir”? Stesso iter ma con un passaggio in più all’inizio: quello della Conferenza Stato-Regioni. Guai a dimenticarsi che le cose sono finite nel freezer per un anno proprio perché le Regioni si sono messe di traverso, ma adesso anche loro hanno avuto voce in capitolo e non dovrebbero aver interesse a fare melina. Tuttavia, detto per inciso, proprio durante il convegno livornese l’Assoarpa tramite Enrico Bressan ha fatto trasparire un po’ di disappunto perché le proprie agenzie di protezione ambientale sono state lasciate alla finestra.

In altri porti lo sversamento in mare dei fanghi escavati è già possibile, qui da noi no. La riorganizzazione della materia lo renderebbe possibile di nuovo, anche se tutto dipende dal grado di inquinamento dei detriti. Nessuno l’ha detto ma risulta che, per Livorno, all’Authority stiano immaginando di puntare alla zona dov’è l’offshore Olt, cioè grossomodo dove già negli anni ’90 erano stati sversati i detriti del porto.

Velo parla con gli occhi del ministero dell’ambiente e tiene a ribadire un concetto: dire che tutela ambientale e sviluppo economico devono andare a braccetto non è il solito trucco per dire che bisogna abbassare l’asticella della salvaguardia. La chiave è il passaggio dal metodo tabellare a quello ponderale: non si guarderà più al singolo sforamento in grado di bloccare tutto, la valutazione sarà complessiva ma non a spanne, anzi semmai secondo una complessa griglia di parametri tecnici.

È David Pellegrini, ricercatore dell’Ispra, a squadernare cosa intende Velo grazie a una slide-chiave. È lampante la simulazione sugli stessi identici dati per capire gli effetti di due “bussole” normative differenti: da una situazione in cui in concreto ci si basa sui due estremi della scala di tutela, si passerà alla modalità (futura) in cui i fanghi escavati avranno un vasto ventaglio di possibili destini. A cominciare dall’utilizzo per il ripascimento degli arenili. Velo segnala un paradosso: costa tantissimo andare a prendere le sabbie dal Po e portarli agli arenili “mangiati” dal mare; costa ancor di più escavare sabbie dai fondali e poi creare vasche di colmata in cui rinchiuderle anche quando sono “pulite”.

Dopo il forfait del Comune di Livorno e gli interventi di Sandra Scarpellini (Provincia), Francesco Gazzetti (Regione) e Giovanni Motta (Authority), sono stati i tecnici ministeriali a illustrare il “dietro le quinte” delle nuove norme: dal ministero dell’ambiente Andrea Vaiardi (ufficio legislativo) e Laura D’Aprile (coordinatore di divisione), Marco Faimali (Ismar Cnr), Fulvio Onorati (Isprta) e Mario Carere (Iss).

Il convegno ha avuto il clou nella tavolta rotonda coordinata dal direttore del Tirreno Omar Monestier: protagonisti Luciano Guerrieri (Authority Piombino), Gianni Bessi (consiglio regionale Emilia Romagna) e Enrico Bressan (Arpa Friuli). Guerrieri ha ricordato che l’imponente mole di dragaggi a Piombino (quasi 4 milioni di metri cubi) avrebbe da affrontare «un lavoro più semplice se potesse contare su questa

 nuova normativa». Per Bessi questa svolta è «un work in progress» e «mostra l’importanza dell’infrastrutturazione portuale dentro il progetto Italia». Bressan, infine, torna a ripetere che «le agenzie di protezione ambientale non vanno viste come un ostacolo ma come uno strumento utile».