da Diario del Web del 16 dicembre 2016

DALL’ENERGIA FOSSILE ALLE RINNOVABILI

Ogni cittadino UE paga 600 euro l’anno per finanziare l’energia fossile. Ma in Italia c’è un tesoro nascosto e inutilizzato

Ogni cittadino UE paga 600 euro l’anno per finanziare l’energia fossile, che è il nemico numero uno del futuro energetico del pianeta. Anche l’Italia è vittima di questo paradosso, ma può contare su un vero e proprio «tesoro» nel mare Adriatico

Giulia Ugazio venerdì 16 dicembre 2016 commenti

ROMA – Il vero nemico del futuro energetico del pianeta è il carbone. Ciononostante i paesi continuano a investire nell’energia fossile. Secondo gli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale, la spesa per finanziare l’energia fossile è arrivata a 5.300 miliardi di dollari (10 milioni di dollari al minuto): corrisponde circa al 7% del Pil mondiale e supera l’ammontare della spesa sanitaria totale di tutti i governi del mondo. E l’Italia è, tra i paesi del G7, quello che destina i sussidi più alti in rapporto al Pil. Eppure un’alternativa al carbone esiste, e nel mare Adriatico c’è un autentico tesoro. Purtroppo (ancora) ignorato.

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Ogni cittadino UE paga 600 euro l’anno per finanziare l’energia fossile Ogni cittadino europeo paga 600 euro l’anno per finanziare l’energia fossile. Secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, gli aiuti diretti e indiretti provenienti dall’UE per il fossile hanno raggiunto la cifra monstre di 300 miliardi di euro nel 2015. E se consideriamo la spesa mondiale per l’energia fossile nella sua totalità arriviamo a 5.300 miliardi di dollari (10 milioni di dollari al minuto). In pratica il 7% del Pil del pianeta terra. E’ più della spesa sanitaria totale di tutti i governi del mondo. Un vero e proprio scandalo. Soprattutto perché il vero nemico del futuro energetico del paese è proprio il carbone, combustibile fossile per eccellenza. E l’Italia è, tra i paesi del G7, quello che destina ad esso i sussidi più alti in rapporto al Pil. Pur avendo nel mar Adriatico non solo una valida alternativa, ma un autentico tesoro.

Il paradosso inefficiente dell’Unione Europea Ad oggi il carbone copre ancora oltre il 30% del fabbisogno di energia elettrica nel mondo e causa circa il 70% delle emissioni. Ma è in Europa che si vive la situazione più paradossale di tutte, perché da un lato l’UE ha investito negli ultimi anni enormi risorse per sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili, dall’altro però ha contemporaneamente aumentato (e di molto) la produzione di energia elettrica da carbone, annullando de facto la maggior parte dei benefici prodotti dalle prime in termini di emissioni. Basti pensare che, ad esempio, la Polonia produce il 90% della propria energia elettrica da carbone. In questo quadro dalle tinte piuttosto fosche si distingue solo la Svezia: il paese ha da poco annunciato che entro il 2020 rinuncerà del tutto all’energia fossile e produrrà l’elettricità necessaria alla cittadinanza esclusivamente con fonti rinnovabili. L’Italia può contare su un tesoro chiamato Mare Adriatico Anche l’Italia può e deve fare molto di più per favorire la transizione energetica verso un sistema maggiormente basato sulle fonti rinnovabili. Una rivoluzione evidentemente non facile. Ma possibile. Come ha evidenziato recentemente il consigliere regionale Pd dell’Emilia Romagna, Gianni Bessi, infatti, l’Italia può e deve farsi attore e promotore di una sostenibilità positiva poiché può contare su una risorsa importantissima. Il Mare Adriatico racchiude «una combinazione quasi unica in Europa di risorse naturali (gas e vento), infrastrutture esistenti (piattaforme e terminali), tessuto industriale e competenze tecniche (Polo Offshore)». Secondo Bessi la nostra migliore opzione è proprio quella di puntare su un mix di gas naturale, che è davvero estraibile a km zero, e fonti rinnovabili. Il settore energetico italiano può contare su un jolly d’eccezione per vincere la sfida del futuro: «un’energia pulita, socialmente utile ed economicamente conveniente». Nell’interesse del pianeta, del paese e anche dei suoi cittadini.