L’Assemblea legislativa ha approvato una Risoluzione, tappa fondamentale, oggi, nel percorso costituzionale scelto dalla Regione per chiedere e ottenere una maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna.

Di seguito il mio intervento nella Seduta assembleare del 3 ottobre 2017 riguardante la:

Comunicazione del Presidente della Giunta sul “Documento di indirizzi della Giunta regionale per l’avvio del percorso finalizzato all’acquisizione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia ai sensi dell’articolo 116, comma terzo, della Costituzione

Risoluzione proposta dal Presidente Pompignoli, su mandato della I Commissione, recante: Avvio del procedimento finalizzato alla sottoscrizione dell’Intesa con il Governo per il conseguimento di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” ai sensi dell’articolo 116, comma terzo, della Costituzione.

Grazie, Presidente.

Una settimana fa il collega Taruffi diceva in quest’aula che le parole sono importanti.

Io credo che anche i comportamenti e quello che noi mostriamo e rappresentiamo in quest’aula siano importanti, quindi, per quanto riguarda quello che è successo prima, questa è la mia opinione, a carattere personale.

Per quanto concerne invece il discorso del presidente Bonaccini, penso che oggi, con il Progetto istituzionale per una maggiore autonomia gestionale e fiscale della Regione, andiamo a esaminare un punto fondamentale per questa legislatura, ma soprattutto per il futuro di questo territorio, che è la nostra Regione.

Credo che il percorso avviato sia fondamentale per concretizzare quella crescita sociale ed economica dell’occupazione della nostra Regione, che è testimoniata, oggi, da tanti dati e da tanti report che ci vengono presentati anche e soprattutto da agenzie indipendenti.

Non credo e non crediamo che servano Referendum, convocati per dare solo sangue alla campagna elettorale delle politiche del 2018.

Sì, potevano fare anche prima. Il nostro lavoro penso debba puntare a definire quelle macro aree – come è stato fatto in questo documento – su cui chiedere più autonomia gestionale e sulle quali poter trattenere le risorse derivanti da una maggiore autonomia fiscale, quelle che sono state annunciate prima dal presidente Bonaccini.

Non dimentichiamo mai che il nostro ambito di manovra deve e vuole restare all’interno della Costituzione, che è lo strumento di garanzia per tutti. Una cosa va evidenziata: questo percorso si compie a metà della nostra legislatura, più o meno, mese più mese meno, che è stata rappresentata fin dall’inizio come una legislatura costituente, costituente nel fare, non nelle parole.

Un’analisi dettagliata fa emergere quali siano le cose fatte nel nostro lavoro, dal Patto del lavoro al dimezzamento delle liste d’attesa in sanità, dai dati in crescita del PIL, dall’occupazione all’obbligatorietà dei vaccini e altro, non solo in quantità, ma anche in qualità.

Lo testimoniano i numeri che ho appena affermato.

Recentemente, con il Governo Gentiloni, è stato firmato a Bologna un protocollo che è un esempio di politica alta; anzi, per essere più precisi, di responsabilità politica. Questo non è dovuto solo all’azione istituzionale del nostro lavoro, ma anche al lavoro di tante persone, dagli imprenditori alle imprenditrici, lavoratrici e lavoratori, tutto quel sistema di servizi alle imprese che hanno dato sostanza a quel Patto del lavoro e per il lavoro.

Ricordiamoci da dove siamo partiti tre anni fa. Questo metodo di coinvolgimento di tutte queste parti, di tanti cittadini, ci ha permesso di crescere e di confermarci dentro una grande area, più grande della Regione Emilia-Romagna, una macro area europea dove si cresce di più rispetto a tante aree nel mondo.

Solo se siamo interconnessi con le Regioni vicine, sia del sistema Italia sia del sistema Europa, possiamo essere ambiziosi per raggiungere quel benessere e quella coesione sociale che la nostra realtà ha sempre dimostrato, ma soprattutto deve dimostrare in futuro.

Siamo un’area fortemente aperta all’innovazione, sia imprenditoriale, produttiva, sia culturale, a un nuovo modello di fare impresa sia produttiva sia culturale e, direi, anche a tutto ciò che è denominato “4.0”, che non è solo riferito all’industria, ma anche alla cultura, al saper vivere insieme e altro, perché dobbiamo sempre rinnovarci, andare avanti, guardare al futuro con positività e con ambizione.

Questo conferma la forte costituzione democratica di una Regione dinamica, ambiziosa, che in molti casi riesce ad anticipare le scelte nazionali.

Non dobbiamo, però, raccontarlo solo tra di noi; dobbiamo anche sentircelo dire chiaramente da agenzie indipendenti o da studiosi, dal mondo della cultura o altro. Il giudizio, chiaramente, va portato e confrontato a più ampio raggio rispetto a quest’aula.

Per questo motivo – ripeto – i nostri comportamenti sono importanti, il nostro modo di essere e di rappresentarci verso la comunità a cui ci rivolgiamo.

Noi vogliamo mantenere questo stile.

Una Regione, infatti, che fa parte dell’Europa, senza la quale non c’è crescita o benessere.

Più frammentiamo, più polverizziamo le identità nazionali delle nostre comunità, dell’Italia e dell’Europa, più tutti quanti ne usciamo indeboliti.

Senza questo sistema integrato finiremo per impoverirci progressivamente e per diventare marginali e anche irrilevanti. Quando saremo marginali o irrilevanti economicamente, ma soprattutto culturalmente avremo diviso il continente in migliaia di staterelli indipendenti, come è stata l’Italia tanto tempo fa, dove tutti facevano la guerra contro tutti.

Sarà una soddisfazione per pochi.

Io spero di non farne parte.

Il buon lavoro fatto e la buona politica non sono testimoniati solo dai numeri della crescita economica, come abbiamo già detto, ma anche dall’impegno per tenere insieme una comunità su obiettivi di lungo respiro. Credo che occorra dedicare più tempo al confronto e al dialogo da parte di tutti verso la nostra comunità, non solo con un confronto di parte uno contro gli altri, ma un’occasione per dare un esempio nei comportamenti, nei linguaggi usati di quale sia l’impegno nei confronti della nostra comunità.

Credo sia un passaggio indispensabile verso quella buona politica a cui ci rivolgiamo tutti, che non è solo un’esclusiva di chi ha incarichi istituzionali o partecipa alla vita economica e sociale in vario modo, ma appartiene a tutta questa comunità e va estesa, quindi, partendo dalle nostre scuole, dalla vita sociale quotidiana di tutte le persone che ne fanno parte, ma anche di quelle che non ne fanno parte.

C’è un pezzo consistente della società che, a vario titolo e per differenti motivi (e di motivi ce ne sono tanti, non credo solo quelli di carattere economico, ma dipendenti anche dal nostro comportamento), non partecipa più alla vita sociale delle nostre città e dei nostri territori.

Occorre, in questo momento, compiere un grande sforzo di divulgazione della cultura e dell’educazione civica a tutti i livelli, a cominciare dai nostri comportamenti e dai nostri linguaggi, delle donne e degli uomini che operano nelle nostre Istituzioni.

È questo concetto, questa cultura dell’autonomia che funziona; non quella appoggiata esclusivamente a confini o dogane, ma quella del pensiero, dell’essere parte attiva nella costruzione del futuro di questa comunità.

Con questo atto, che noi oggi portiamo avanti, facciamo proprio questo tipo di lavoro.

Grazie, Presidente.

 

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