Pubblicato da Start Magazine.it del 14 febbraio 2018

l post di Gianni Bessi

“Sono convinto che ci troviamo all’alba di una nuova agricoltura. Gli interessi del coltivatore diretto della Valle Padana, del farmer della Corn Belt e dell’agricoltore africano che contende palmo a palmo la terra al deserto sono, nel lungo periodo, convergenti. Se gli studiosi, i produttori agricoli, gli industriali, se ognuno di noi saprà fare la propria parte, si aprirà realmente una nuova frontiera per l’agro-bio-industria”.

Ero (più) giovane in quel lontano 1987 quando le parole di Raul Gardini, si stamparono indelebili nel mio immaginario di studente. ‘Raul’ per noi ventenni ravennati era un mito, quindi è normale che rispuntino prepotentemente ogni volta che incontriamo notizie come quello dell’accordo per lo sviluppo del guayule da parte di Versalis, del gruppo Eni, e Bridgestone, multinazionale nel settore della produzione di pneumatici.

Parla di una partnership che coniuga le competenze di Versalis (quindi Eni) nella ricerca sul guayule, nello sviluppo dell’ingegneria di processo e del mercato di prodotti da fonti rinnovabili su scala commerciale con la leadership di Bridgestone nella coltivazione e nella tecnologia di produzione del guayule.

Intanto una breve nota sulla Guayule (Parthenium argentatum): un arbusto originario dei deserti del Messico settentrionale e degli Stati Uniti sudoccidentali, ha dimostrato di essere una promettente fonte di gomma naturale di alta qualità.

E quindi la mia memoria recupera un altro insegnamento di Raul anno 1989: “come mostra il meraviglioso processo della fotosintesi, l’agricoltura è chimica, e la chimica verde è la prossima rivoluzione che si svilupperà in modo esponenziale”.

E quindi oggi 2018 dove ‘tanti’ promettono di promuovere il futuro attraverso l’investimento di risorse dei cittadini non mi stancherò di dirlo o di scriverlo, che si tratta di capire quali debbono essere i settori sui quali queste risorse debbano essere spese. Uno di questi dev’essere la chimica.

Una buona ragione per investire sulla chimica nazionale è che non si partirebbe da zero: il sistema italiano conta proprio la piattaforma ora trasformata di Versalis. La controllata di Eni che, se inquadrata in una strategia di investimento sistemico potrebbe essere il perfetto ‘polo di aggregazione’ dei due volti della chimica nazionale: quella tradizionale e quella green. Come l’accordo con Bridgestone dimostra.

All’interno del quale l’area della Valle Padana può mettere a disposizione solide realtà imprenditoriali, con professionalità di primo piano sia nella produzione sia nei servizi, come anche luoghi di integrazioni dei saperi, dove si studia e si progetta la nuova chimica, dall’Università ai centri di ricerca.

Per questo una politica industriale lungimirante deve puntare ad un alto potenziale d’integrazione industriale tra chimica, petrolchimica e una organizzata filiera agroindustriale. E non ultima, le piattaforma logistiche come per esempio quella che conosco meglio: il porto di Ravenna.

E soprattutto serve un‘azione e guida sicura della Cassa depositi e prestiti, ma… nessuno ha il coraggio di scriverlo nel programma elettorale.