È stato intitolato questa mattina all’economista e politico Beniamino Andreatta il tratto di strada tra via San Leonardo e Viale Quirico Filopanti – già tratto di via Belmeloro – nella zona universitaria di Bologna, dove ha sede la Johns Hopkins. Alla cerimonia erano presenti, oltre ai rappresentanti istituzionali, il figlio di Andreatta, Filippo, e molti amici e protagonisti passati e presenti della vita pubblica bolognese e non solo, primo fra tutti, Romano Prodi.  “Tutti abbiamo goduto di un suo aiuto – ha detto Prodi – Mai nessuno ha seminato gratuitamente consigli come lui, anche quando non gli conveniva. Questa più che una cerimonia è un atto di gratitudine verso la persona. Ci ha tanto aiutato e fatto tanto bene. Quindi dico grazie professor Andreatta”.

All’evento ha partecipato anche il consigliere regionale Gianni Bessi, che commenta: “Tra le sue tantissime opere di politico, economista va ricordata la fondazione della Facoltà di scienze politiche, e per questo non smetteremo mai di ringraziarlo. E, da umili alunni, ricordiamo in questo 26 marzo anniversario della sua scomparsa, la sua personalità ricca e sfaccettata, il suo essere un politico lungimirante e anche un intellettuale raffinato, che ha saputo leggere i suoi e i nostri tempi come pochi altri, indicando strade che agli occhi dei contemporanei apparivano oscure o nascoste, ma che si sono rivelate essere vie maestre per la modernizzazione sociale e politica di questo Paese.  Questo è uno degli elementi più importanti della sua lezione; ed è l’eredità più grande che lascia non solo a chi è impegnato nel mestiere della politica, ma anche al cittadino che intende la politica come partecipazione e non semplicemente come una procedura di delega, un rito che ogni certo numero di anni va portato a termine per dovere e non per convinzione.  Ci sono molti elementi del pensiero di Andreatta che a mio parere sono ancora oggi vivi e attuali. A cominciare dalla necessità di una grande forza moderata e riformista, che riunisca parti della sinistra e del centro cristiano. Anche se l’attualità può dare l’idea che tale forza sia superata, ritengo che proprio in questo momento di crisi del Partito Democratico sia importante ribadire l’importanza di un modello di civiltà politica di stampo europeo, dove non esistono nemici ma avversari, dove la contrapposizione non è fondata su rancori ideologici ma su una diversa interpretazione di quali siano gli strumenti per governare il Paese e sull’originalità dei programmi. Coraggio e libertà e di pensiero sono le doti che tutti dobbiamo invidiare a Beniamino Andreatta: sono convinto che la sua eredità continuerà ad accompagnarci nel cammino in questa società, così come la sua voce s’alzerà sempre nitida, dalle sue carte, come lo era quando interveniva pubblicamente, per dirci cosa siamo, dove stiamo andando e cosa dobbiamo fare per rendere più agile il cammino.  Penso che il modo migliore di mantenere viva la sua memoria sia di continuare a percorrere quelle strade con lo stesso spirito critico che lo contraddistingueva e con il coraggio di dire e proporre soluzioni coraggiose. Con ragionamenti stringenti e coerenti, ma anche con la passione di chi parla di politica perché ritiene che sia qualcosa di cui gli uomini hanno bisogno per migliorare il mondo.  Essere persone nuove, votate al cambiamento non è una questione anagrafica o di noviziato, ma di disciplina e di passione politica. Come l’esempio di Andreatta ci insegna: anche oggi la sua analisi sarebbe più moderna di quella di tanti vecchi o nuovi arrivati della politica”.