di Gianni Bessi

Pubblicato su Formiche.net il 27 settembre 2018

Una società, che fino a poco tempo fa sembrava soltanto una voce dell’elenco vendite di Eni, si sta risollevando. E con lei la chimica italiana

La notizia che Versalis ha chiuso il processo di acquisizione delle attività bio della Mossi & Ghisolfi – portandosi a casa il know how per l’utilizzo di energie rinnovabili, soprattutto biomasse – conferma quanto da me scritto poco meno di un anno fa su queste pagine, cioè che “Qualcosa si muove nel cielo della chimica italiana” (qui l’articolo). Una società, che fino a poco tempo fa sembrava soltanto una voce dell’elenco vendite di Eni, si sta risollevando. E con lei la chimica italiana.

Versalis sta rispettando il ruolo che da sempre ha e che stava per smarrire, quello di elemento di base della chimica italiana: lo fa puntando su un settore innovativo, come appunto quello delle energie rinnovabili e nello specifico dei biocarburanti, su cui Eni ha dichiarato di voler perseguire con forza, soprattutto perché è uno dei due elementi su cui basare la produzione energetica di domani. Lo stesso Claudio Descalzi lo ha confermato a New York, intervenendo il 25 settembre a un forum della Oil and gas climate initiative: “Se vogliamo raggiungere l’obiettivo dell’accordo, dobbiamo lavorare sul mix energetico, e il migliore connubio è quello tra rinnovabili e gas”.

Le buone notizie, ovviamente, vanno sostenute da azioni successive coerenti. E il passo successivo non può essere che riprendere in mano il Piano industriale nazionale, affidando a Cassa depositi e prestiti il ruolo di cabina di regia di un processo di sostegno e sviluppo delle nostre aziende di punta. L’obiettivo è mantenere una competitività nella chimica, settore che per decine di anni è stato uno dei fiori all’occhiello del Paese – grazie alla visione lungimirante di Enrico Mattei – e che ora, se sapremo continuare a investire su ricerca e innovazione, come Eni sta facendo peraltro, potrebbe confermarsi come uno dei motori necessari per la nostra economia.

Lo sviluppo va declinato, ovviamente, nella modernità, ovvero puntando sulla sostenibilità, sulle rinnovabili, sula chimica green: Eni sta procedendo su questa strada – ha destinato un miliardo alle attività green nei prossimi 4 anni sui 7 totali – e sarebbe una mossa saggia se il governo accompagnasse questo percorso di consolidamento internazionale con una strategia di lungo respiro. I cervelli e le maestranze non ci mancano, anzi: quello che serve adesso è una politica che per fare ripartire lo sviluppo si affidi alle capacità dei nostri protagonisti nazionali, ai nostri “champion national” come li chiamano i francesi, che i propri li difendono e li sostengono con scelte politiche forti. Dovremmo cominciare a farlo anche noi.