Pubblicato su PolicyMaker.it il 18 gennaio 2019

di Chiara Rossi

Siglato a Ravenna da Comune, aziende, sindacati e associazioni di categoria un documento congiunto per chiedere al Governo Conte di fermare l’emendamento “blocca trivelle”

Fermare subito l’emendamento “blocca trivelle”. È l’allarme lanciato a Ravenna dall’amministrazione comunale, dalle aziende, dai sindacati e dalle associazioni di categoria del settore upstream che ieri si sono riunite in Comune. Al termine dell’incontro è stato firmato un documento per chiedere al Governo Conte l’istituzione un tavolo per condividere con tutti gli attori coinvolti le politiche energetiche che si intendono mettere in campo oltre a indicare con chiarezza qual è la strategia energetica nazionale.

COSA PREVEDE L’EMENDAMENTO SUL SETTORE UPSTREAM

La proposta di emendamento al Dl Semplificazioni che riguarda il settore upstream prevede, in particolare, la moratoria fino a tre anni dei permessi di prospezione e ricerca di giacimenti già rilasciati e dei nuovi permessi, l’elevamento considerevole dei canoni concessori a carico delle compagnie e la soppressione del riconoscimento dell’upstream come “attività di pubblica utilità”.

TIMORE PER IL DISTRETTO ENERGETICO DELL’ADRIATICO

Questa prospettiva sta destando preoccupazione nelle aziende e nei lavoratori del settore e nell’amministrazione dal momento che si tratta di una attività industriale di primaria importanza in cui Italia, e Emilia-Romagna in particolare, sono all’avanguardia nel mondo. “Nel dibattito sulla transizione energetica l’Emilia-Romagna rappresenta un riferimento con le sue quasi mille aziende riconducibili all’industria upstream che occupano più di diecimila addetti e generano indotto per oltre centomila lavoratori (dati 2016 Unioncamere Emilia-Romagna)” si legge nel documento. Proprio nella città di Ravenna, tra l’altro, è concentrato il 13% delle aziende e il 29% dell’occupazione regionale del settore.

ISTITUZIONI E ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA CONTRO IL BLOCCA TRIVELLE

I promotori della lettera sono: sindaco e presidente della Provincia di Ravenna Michele De Pascale, Camera di Commercio di Ravenna, Cgil Ravenna, Cisl Romagna, Uil Ravenna, Filctem Cgil, Femca Cisl Romagna, Uiltec Uil, Confindustria Romagna, Confimi Industria Romagna; OMC Ravenna, ROCA, CNA Ravenna, Confartigianato Ravenna, Assomineraria, Legacoop Romagna. Qui il documento integrale inviato  al Presidente del consiglio Giuseppe Conte, al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e al Ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio.

LE AZIENDE FIRMATARIE

Tra le numerose imprese che hanno sottoscritto il documento troviamo: Rosetti Marino spa, Marine Consulting, Rosfin, Lastra, Cfo, Ecotech srl, Crea srl, Schlumberger, Bambini spa, Frigotecnica, Quality test, Techno srl, F.lli Righini srl, Biesse sistemi, D.M. officine, Micoperi spa, Cosmi spa, Secome service, Atena Ravenna/E/M, Hydro Drilling srl, Control srl.

“DANNI ALL’OCCUPAZIONE”: IL MONITO DI CISL

“Il blocco delle autorizzazioni delle trivelle danneggia le imprese nazionali, aumenta l’import dei combustibili e i costi dell’energia nel nostro Paese, indebolendo anche la capacità dell’Italia di auto approvvigionamento, provocando anche in questo caso effetti dannosi all’occupazione”. È l’allarme lanciato sempre ieri dal segretario confederale della Cisl, Angelo Colombini. “La transizione ecologica dell’economia italiana è vitale per il futuro del benessere sociale ed economico del nostro Paese. Non c’è futuro occupazionale, infatti, se non definiamo bene una strategia di transizione ecologica di tutto il sistema produttivo. Bisogna approntare un grande piano di trasformazione capace di individuare le specificità italiane per non penalizzare la nostra economia. Non si può chiudere l’estrazione del gas nazionale che deve garantire insieme alla Tap la fase della transizione verso le energie rinnovabili. Bisogna aprire un grande dibattito e definire un vero piano nazionale sulla transizione ecologica alla nuova economia decarbonizzata con la salvaguardia della competitività e della crescita dell’occupazione. Le scorciatoie sono pericolose e dannose sia nell’immediato che per il futuro”.