Pubblicato su Startmagazine.it il 3 febbraio 2019

L’articolo di Gianni Bessi, autore del recente saggio “Gas naturale. L’energia di domani” con prefazione di Giulio Sapelli

Non passa giorno senza che le agenzie non battano la notizia di una scoperta, un tender, un accordo commerciale o di collaborazione, uninaugurazione di un giacimento o di una pipeline per trasportare il gas naturale in ogni parte del mondo, in particolare nel mediterraneo.
Ma con un eccezione che ci tocca da vicinoil governo della penisola a forma di stivale ha deciso che il mare nostrum aveva proprio bisogno di una moratoria per queste attività. E, come si sa,in Italia ogni decisione temporanea diventa permanente.

Torniamo alle notizie. I capi di Stato sono orgogliosi delle proprie strutture di produzione di gas naturale: restando nel Mediterraneo, Benjamin Netanyahu, visitando il gasdotto Leviathan –  che sarà completato alla fine del 2019 – ha dichiarato in pompa magna di fronte a giornalisti di tutto il mondo che «Israele si sta trasformando in una potenza energetica. E quando la produzione inizierà, alla fine di quest’anno, inizieremo a esportare il surplus verso la Giordania e l’Egitto, e, in futuro, verso l’Europa».

Leviathan, un giacimento di gas naturale scoperto nel 2010 tra le più grandi scoperte dell’ultimo decennio, sarà collegato da un gasdotto sottomarino a una piattaforma di produzione molto più vicina alla riva, a soli 10 km da una delle più celebri spiagge turistiche di Israele. Le fondamenta della piattaforma sono arrivate su una chiatta che ha navigato dal Texas.  Mentre Bibi esulta per un tassello fondamentale della sicurezza nazionale e facendo questo sottolinea il valore geopolitico dell’infrastruttura per uno Stato come Israele.

Il gas naturale è una fonte strategica per lo sviluppo di un Paese modernoinnanzitutto perché è la fonte fossile idonea a comporre il mix di fonti con cui realizzare la transizione energetica: ho cercato di spiegarlo nel mio libro “Gas naturale. L’energia di domani”, soffermandomi soprattutto sulle potenzialità del gas naturale italiano, come quello che si trova nei giacimenti dell’area adriatica.

Non saranno quelle di giacimenti come il Leviathan, Zohr o Afrodite del Mediterraneo orientale ma sono comunque consistenti e avrebbero un effetto virtuoso sul nostro Pil, che invece in questo momento è a dir poco ‘acciaccato’,

Il governo M5s-Lega, invece di approfittare di questa ricchezza, mettendo, a regime progetti di ricerca e sviluppo di coltivazione in un luogo dove tra l’altro Eni estrae gas naturale da 60 anni, approva una moratoria di 18 mesi per l’attività di estrazione. 

Una scelta politica che rende incerto lo sviluppo del piano industriale del cane a sei zampe, approvato dall’assemblea dei soci tra cui ci sono Cdp e Ministero del Tesoro. Stiamo parlando di un piano che prevede di passare da 2,7 a più di 4 miliardi di mc/anno con l’utilizzo delle strutture attuali grazie al reprocessing dei dati geologici del Green Data Center di Eni. E questo senza tenere conto dei volumi di gas naturale dell’alto Adriatico bloccati dagli anni ’90 e delle altre produzioni che potrebbero essere possibili se fossero autorizzate nuove strutture di supporto o nuove piattaforme. 

Uno studio recente di Confindustria Energia presentato dal vicepresidente Roberto Poti indica in 10,9 miliardi gli investimenti che sarebbe possibile mettere in campo nei prossimi 12 anni per estrarre dal sottosuolo italiano il metano e il petroliofa quasi un miliardo l’anno che avrebbe ricadute sui territori ed effetti sul Pil nazionale. Ma perché gli investimenti possano realizzarsi servono autorizzazioni, non moratorie.

Al Premier Giuseppe Conte, che esulta di fronte ai recenti contratti firmati da Eni con gli Emirati arabi o per una visita in Oman non farebbe piacere per una volta inaugurare una struttura per estrarre il gas naturale italiano, quello che potrebbe renderci più indipendenti a livello energetico?

Non ho la risposta ma dall’esperienza del DL Semplificazioni ho capito una cosa: il masochismo impersonato dal personaggio televisivo Tafazzi, cioè appunto il ’tafazzismo’, diventato sinonimo umoristico di autolesionismo, non è solo di sinistra.

Oppure c’è qualcosa che non sappiamo?