Pubblicato su Start Magazine.it il 22 marzo 2019

L’approfondimento di Gianni Bessi, autore di “Gas naturale, l’energia di domani”

«Tutte le elezioni felici si assomigliano ogni elezione infelice lo è a modo suo»: chiediamo scusa a Lev Tolstoi per avere preso a prestito e modificato l‘incipit di Anna Karenina per parlare della tornata elettorale che attende a breve l’Europa. Del resto i russi sono di casa ad House of zar, specialmente quelli che abitano al Cremlino. Ma forse serve aggiornare ancora il titolo della serie e chiamarla House of mad, perché tra Brexit, sovranismi, scismi vari il vecchio continente sembra che non trovi pace. Ma andiamo per ordine.

È facile prevedere quali saranno i temi del confronto, o dello scontro, che avverrà in Italia: si annuncia una campagna elettorale che servirà a fare i conti internamente, sia tra 5 Stelle e Lega sia tra Lega e partiti del centrodestra a trazione berlusconiana. Ma anche dall’altra parte le cose non sono dissimili: i nuovi equilibri nel Partito Democratico a guida Zingaretti si giocano tra il personalismo di Carlo Calenda e un Matteo Renzi che non molla certo la sua ambizione alla leadership, sebbene per il momento la mantenga sotterranea…

Il Mediterraneo è il consueto subbuglio di avvenimenti: dalle vicende libiche a quelle algerine al dramma infinito dell’immigrazione, un fenomeno che sta influenzando anche la prassi della rappresentanza politica nel vecchio continente, fornendo ai sovranisti benzina da gettare sul fuoco. Inoltre le consultazioni europee avranno un prologo importante in quelle ucraine: il 31 marzo si celebrano le elezioni presidenziali, che costituiscono un test per la stabilità non solo del Paese ma per l’intera regione: stiamo parlando di una Nazione strategica per la definizione delle relazioni con Mosca. A cinque anni dalla deposizione dell’ex presidente Yanukovych, gli ucraini sono chiamati a valutare l’operato dell’attuale presidente Poroshenko.

E come i fan del nostro blog sanno bene, l’Ucraina è Paese strategico per l’approvvigionane del gas naturale russo e in questa veste paia si diverta a giocare con i rubinetti… A gennaio, secondo i dati della compagnia ucraina Ukrtransgaz, ha aumentato il transito di gas verso l’Europa di quasi il 25% arrivando a 7,6 miliardi di metri cubi. Va notato che nel 2018 il transito era diminuito del 7,1% mentre due anni fa attraverso l’Ucraina era transitata la quantità record di 93 miliardi di metri cubi.

Il 21 gennaio si sono svolte a Bruxelles le consultazioni trilaterali di Russia, Ucraina e Ue per definire il transito del gas, con l’Unione europea che ha proposto che il nuovo contratto tra la Russia e l’Ucraina abbia una durata di oltre dieci anni. I volumi di transito dovrebbero essere interessanti, anche per gli investitori che saranno attratti dalla modernizzazione della rete ucraina di trasporto. Di fronte a una proposta del genere le reazioni più attese sono ovviamente quelle di Trump e, in generale, dell’anglosfera che grazie alla Brexit pare destinata a rinsaldarsi. Insomma, la Gran Bretagna post Brexit mollerà l’ormeggio europeo per contrapporsi a una Europa sempre più a guida Franco-tedesca?

Ma le sfide per l’Europa non finiscono qui: oltre alla Brexit è in corso un altro scisma di cui tenere conto, quello di fine 2018 tra la Chiesa Ortodossa Ucraina dal Patriarcato di Mosca.

Questo è l’elenco dei fronti su cui nel 2019 sarà impegnata l’Ue: soprattutto dovrà decidere se e come continuare il cammino del coinvolgimento a est. Insomma, problemi economici, corruzione, difficili relazioni con la Russia, e il mancato rispetto del cessate il fuoco nella regione del Donbas, gli Stati Uniti, gli interessi della Germania di Frau Merkel e il Nord Stream 2: ce n’è da fare perdere il sonno a chiunque e siamo abbastanza certi che dalle parti di Bruxelles, almeno fino al 27 maggio quando si sapranno i risultati delle urne, si dormirà comunque poco.

E intanto Vladimir Putin il 18 marzo scorso, quinto anniversario dell’annessione della Crimea e a un anno esatto della sua rielezione al quarto mandato presidenziale, ha passato in rassegna i veterani dell’esercito a Sebastianopoli e ha schierato nella penisola contesa i missili Iskander-M e i bombardieri Tupolev Tu-22M3 come risposta allo scudo missilistico Usa in Romania. A buon intenditore poche parole.