Pubblicato su corriereromagna.it  il 5 aprile 2019

Cgil, Cisl e Uil chiedono un incontro a Roma, in bilico mille posti di lavoro

RAVENNA. I sindacati allargano le braccia: «Dopo il blocco delle trivelle è successo quello che temevamo, almeno adesso il ministero dello Sviluppo economico ci riceva». E’ accaduto come quando la proverbiale Spada di Damocle, da tutti indicata e temuta, cede di schianto. In questo caso, cadendo, ha tagliato a metà gli investimenti previsti per il 2019 da parte di Eni, compromettendo così l’organicità del piano 2017-2020. Erano più di due miliardi in tutto, per l’annualità corrente si trattava di circa 800 milioni. E martedì, dall’incontro di istituzioni locali e vertici aziendali, è stata chiara la conseguenza del dl Semplificazione sull’Italia e su Ravenna, capitale nazionale del gas. E se il piano di Eni, presentato il 15 marzo scorso, prevede un ampliamento delle politiche di utilizzo di Gnl abbinato alle rinnovabili, così non sarà in ambito nazionale. A seguito del blocco di 18 mesi delle prospezioni deciso dal Governo, il primo segnale arriva su Ravenna ed il distretto Centro-settentrionale: si migliorerà la performance di estrazione sui giacimenti in essere e si finanzieranno quegli interventi. Ma l’altra metà degli interventi per il 2019, fra i 350 e i 400 milioni, sono sospesi. E ciò significa anche mille posti di lavoro potenziali che vanno in fumo.

«Illusorio pensare che gli investimenti potranno essere compiuti in un secondo momento – spiega Alessio Vacchi, segretario della Filctem Cgil -. Parliamo di impianti che costano 100mila euro al giorno, 400 milioni sono le spese che essi impongono annualmente. Se Eni per il 2019 ritiene di non spendere la metà di quegli 800 milioni su Ravenna, li porterà altrove». Vacchi è disilluso e amareggiato: «Era un’eventualità che avevamo prospettato anche al sottosegretario Davide Crippa quando lo abbiamo incontrato all’Omc (l’esponente pentastellato è il patrocinatore del blocco, ndr). Lui ci ha detto di rivolgerci al ministero, quello di cui è sottosegretario. Ma era da settimane che avevamo chiesto l’incontro». Ora per l’esponente Cgil diventa «fondamentale concludere la trattativa sul contratto di lavoro». Forte preoccupazione è espressa anche dal segretario ravennate della Uiltec, Guido Cacchi: «Dovremo ora valutare le ricadute occupazionali anche indirette – spiega il dirigente del sindacato di via Le Corbousier -. Stiamo affondando l’attività estrattiva, il nostro fiore all’occhiello. Le conseguenze della decisione presa sono pesantissime, ma le modalità per attenuarle sono varie. Tra queste la tutela all’interno della redazione del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (che motiva il blocco di 18 mesi, ndr) degli accordi territoriali». Per Emanuele Scerra (Femca Cisl) «si iniziano a toccare con mano gli effetti del dl Semplificazione. Temevamo che la mancanza di stabilità normativa pregiudicasse investimenti ed occupazione. Così è stato». E se per il presidente del Roca, Franco Nanni, «sono 15 anni che attendiamo gli investimenti. All’Omc l’esponente della Lega Giancarlo Giorgetti ci ha promesso di intervenire. Ora attendiamo risposte», sul tema si fa sentire anche il consigliere regionale Gianni Bessi: «Le chiacchiere stanno a zero: il blocco non era nemmeno nel contratto di governo, la Lega non avrebbe dovuto accettarlo. Ora ne subiamo le conseguenze».