Pubblicato su StratMagazine.it il 30 agosto 2020

di Gianni Bessi

Noi italiani abbiamo capito in quale cesura storica politica economica ci troviamo? E cosa succede in Germania? Il post di Gianni Bessi, consigliere regionale Emilia-Romagna e autore di “House of zar – Geopolitica al tempo di Putin, Erdogan e Trump” (Edizioni goWare)

Noi italiani abbiamo capito in quale cesura storica politica economica ci troviamo? Abbiamo capito cosa sta avvenendo in Europa e particolarmente in Germania, Paese che ‘stimiamo’ ma non ‘amiamo’?

Karlsruhe chiama, ma Francoforte come risponde? Il nostro viaggio continua nel progetto umano più sulfureo e metafisico mai svelato: la moneta e il debito.

Dopo le tappe iniziali a Berlino e Bruxelles per gli accordi sul Recovery Fund con annessi miliardi – e bottiglie stappate nelle stanze dei Palazzi del potere a Roma – non potevamo non fermarci a Karlsruhe per vedere ed ascoltare in prima persona quello che sta accadendo dopo la sentenza di maggio della Corte Costituzionale tedesca. Grosso errore infatti continuare a minimizzare o a dimenticare. Con il pronunciamento, al di là del complesso lessico giuridico della Bundesverfassungsgericht, si stabilisce di fatto che la condotta della BCE viola i termini del proprio mandato, offrendosi come strumento di ingerenza politica sull’economia europea; in particolare a danno della Germania, ma di cui si sentono vittime anche i paesi ormai noti come “frugali”, che accusano la Banca Centrale Europea di avvantaggiare gli Stati mediterranei di cui noi facciamo parte. La principale ragione dell’accusa riguarda l’impegno della BCE ad acquistare titoli di stato dei paesi in difficoltà sul mercato secondario, ed insieme alla scelta di mantenere bassi (e per la precisione negativi) i tassi di interesse sui depositi. Questo obbliga di fatto i risparmiatori istituzionali, tra cui i ricchi e potenti fondi pensionistici tedeschi, ad esporsi maggiormente per mantenere il valore dei proprio portafogli, esponendoli – questo è il sentimento che emerge dalle voci che abbiamo raccolto – a rischi di cui le politiche tedesche non sarebbero affatto responsabili.

Queste tuttavia non sono le uniche voci, ma soltanto le più rumorose. Superato il loro clamore infatti veniamo attirati da riflessioni più bisbigliate, che invece salutano favorevolmente la fiducia manifestata verso i paesi mediterranei dell’eurozona. Qualcuno arriva persino a dire che è un bene per l’unità dell’Europa che l’Unione Europea abbia saputo imparare dagli errori commessi durante la crisi del 2008. In quell’occasione si era messa in campo una risposta a una crisi che ricordiamo provocata dall’ultraliberalismo anglosassone, con misure di rigore di bilancio di stampo ultraliberiste e che venne imposta da una leadership di un Paese che era catalogato come caratterizzato da un “welfare continentale”: la Germania.
Oggi un atteggiamento nuovo rispetto a quello adottato nei confronti della Grecia rappresenta una risposta importante ed una vera evoluzione nel panorama geopolitico continentale. Il fatto, come mi ricorda Filippo Onoranti, mio ‘compagno di viaggio’ in queste analisi dell’attuale Zeitgeist europeo, che provenga proprio da Berlino, esprime quel fenomeno storico politico e istituzionale che è il sincretismo tedesco, e che dal dopoguerra, alla riunificazione, ai giorni nostri riesce a temperare e a ri-indirizzare sussulti politici, finanziari, economici e sociali del popolo tedesco, traducendo dalla potenza all’atto l’idea di nazione germanica. Tutto risolto? Non proprio.

La sentenza della Corte mostra tuttavia come il sincretismo tedesco, è sollecitato ancora alla ricerca dei giusti equilibri, della concreta solidità e della necessaria coesione su cui si concentrano gli sforzi e la politica dei quattro lustri del governo Merkel. La cancelliera oggi può contare sull’appoggio da Bruxelles dell’amica e compagna di partito Ursula Gertrud von der Leyen, che das Mädchen ha imposto alla Presidenza della commissione europea, con cui sta condividendo il doppio timone europeo in questa fase di semestre di presidenza tedesca. Da Francoforte il supporto arriva dalla socia/rivale Francia con la Presidente della BCE Christine Madeleine Odette Lagarde, che si sa destreggiare con la sua abituale eleganza tra finanza e politica internazionale e che ha ribadito in quattro interviste contemporaneamente su quattro dei più importanti quotidiani europei come la BCE continuerà gli acquisti senza battere ciglio e rilanciando che occorrerà visto il covid rivedere il Patto di Stabilità. Nonostante questo fuoco di sbarramento la situazione presenta ancora qualche incrinatura. E forse non si è colto bene la sentenza di Karlsruhe e le forze che la useranno.

Emblematica è in tal senso la posizione di Rainer Zitelmann, storico economista e sociologo tedesco, che non perde mai occasione come avvenuto in un’intervista al Corriere della Sera per ribadire i fondamentali del capitalismo (e dell’Ordoliberalismo) tedesco: “i sussidi dall’Europa del nord a quella del sud non aiuteranno nessuno”. L’economista si spinge a criticare le banche centrali che stanno facendo la forma più pura di economia pianificata che si possa vedere. I tassi d’interesse sono il prezzo del denaro. E sostenendo che se i tassi d’interesse sono aboliti, ciò equivale ad abolire il mercato. Incarna appieno la falange più estrema dell’ultraliberalismo che vede nelle politiche delle banche centrali la minaccia maggiore che il capitalismo ha di fronte. Questa posizione viene spesso utilizzata come antitesi alla visione che la maggior parte dei politici europei sostengono, e che vede tra le ragioni del successo della Cina il pesante intervento del governo centralizzato, ritenendola invece solamente una scusa per giustificare un maggiore intervento dello Stato anche in Europa. E non poteva mancare la stoccata per gli amati ma non stimati italiani profetizzando che all’Italia serve più capitalismo ed uno stato che dia regole e riforme. Come a dirci che ci serva un Gerhard Fritz Kurt Schröder ?

Qua Karlsruhe, a te Francoforte.