Pubblicato su startmagazine.it il 17 ottobre 2020

Le mosse della Polonia sull’energia. L’approfondimento di Gianni Bessi

 

Nella precedente tappa del nostro viaggio nello Zeitgeist dell’Europa durante il semestre europeo a presidenza tedesca, l’ultimo – pare – della cancelliera Angela Merkel, passando per Bruxelles la nostra ormai proverbiale curiosità è stata attirata da ciò che succede ai confini orientali. È lì che è scoppiato il bubbone Bielorussia, con la Russia che ha rispolverato il proprio repertorio da spy movie degli anni 60 con relativi tentativi di avvelenamento di qualche oppositore dello Zar Putin. Ed è sempre l’ì che continua la storia infinita del gasdotto ‘Nord Stream 2’, quello che ‘non s’ha da fare’.

La mosca di House of zar, che come sa chi ci segue è la protagonista dei racconti su Start Magazine (poi raccolti nel libro “House of zar” pubblicato da goWare edizioni), anche stavolta ha raccolto materiale interessante e qualche suggestione che pare fantasy ma non lo è….

Le discussioni tra Mosca e le compagnie energetiche occidentali sulla costruzione di una terza e quarta stringa di gasdotto Nord Stream 2 lungo il fondo del Mar Baltico, che collega direttamente la Federazione russa e la Germania, sono iniziate quasi un decennio fa. Ma i problemi con la costruzione e il finanziamento russi insieme all’imposizione di sanzioni statunitensi nel dicembre 2019 hanno rallentato il progetto, arrivato a un quasi arresto completo a più o meno 100 chilometri dall’agognata meta.

Inoltre, i dispetti che l’Amministrazione americana ispira a polacchi e Ucraini, che i Siloviki di Mosca ovvero gli uomini di potere considerano vassalli della potenza a stelle e strisce, porteranno inevitabilmente a un gioco di ripicche in cui chi ha le spalle meno larghe e le tasche meno gonfie inevitabilmente tenderà a pagarne le conseguenze più salate.
Mentre accade ciò, Varsavia ha progettato la costruzione del Baltic Pipe, un gasdotto sottomarino per portare il gas dalla Norvegia alla Polonia, attraverso la Danimarca. Questa pipeline, sostenuta da Washington che pensa di piazzare così il suo Gas naturale liquefatto grazie all’ampliamento delle importazioni di GNL al terminal di Swinoujscie (noto in Polonia come corridoio energetico “Porta del Nord”), potrebbe ridurre la necessità per Varsavia di rinnovare con Mosca l’accordo sul gas. Secondo i ‘Potezny’, i politici polacchi, il gasdotto nord-sud sarà completato entro il 1° ottobre 2022, la stessa data in cui termina l’attuale accordo sul gas tra Varsavia e la russa Gazprom: porterà dieci miliardi di metri cubi di gas in Polonia in parte persino proveniente dal campo olandese di Groningen (anche se quest’ultimo ha diminuito la capacità produttiva e la qualità negli ultimi anni).

Il presidente polacco Andrzej Duda ha sottolineato con orgoglio che questo nuovo gasdotto rappresenterà “una milestone sulla strada per l’indipendenza energetica del suo paese dalla Russia”. Ma più di questo il presidente pensa che tale infrastruttura permetterà alla Polonia di diventare un hub del gas per la regione permettendole di esportare le sperate eccedenze verso i paesi confinanti, soprattutto in Ucraina e nelle tre sorelle baltiche. Raggiungendo, aggiungiamo noi, i benefici economici di chi da stato pagatore diventa impositore di dazi per i pertinenti diritti di transito e la direzionalità del gas trasportato verso i paesi amici consegnatari. Ma…

Il calo dei prezzi globali del petrolio ha portato a molte chiusure nella produzione di petrolio negli Stati Uniti, il che inevitabilmente causerà un aumento dei prezzi del loro gas naturale. Gran parte del gas prodotto dagli Stati Uniti è “gas associato” ottenuto come sottoprodotto della produzione di petrolio dalle sabbie di scisto, con processi deleteri per l’ambiente. Parallelamente, la domanda di GNL in altri mercati è in calo, causando l’infruttuosità dei prezzi delle esportazioni, fatto che ha portato al collasso di alcuni progetti e ad implicazioni geopolitiche del grave calo delle esportazioni di GNL dagli Stati Uniti, che potrebbero avere significative implicazioni indesiderabili per gli Stati Uniti e i suoi alleati/clienti.

Il nostro insetto girovago a Mosca ha registrato una certa soddisfazione dei Siloviki dell’energia: sono convinti di potersi togliere qualche sassolino dalla scarpa riguardo al progetto Baltic Pipe, dato che il gasdotto previsto dovrà attraversare il tracciato del Nord Stream 2 e, pertanto, dovrà assicurarsi il lasciapassare russo prima di incrociarlo. Inoltre i piani della Polonia di inviare gas a sud in Ucraina mostrano un punto di debolezza: la capacità delle ‘stringhe’ di collegamento esistenti tra Polonia e Ucraina hanno una capacità troppo esigua per consentire il transito di volumi di gas auspicati da Varsavia e Kiev. I due paesi cercheranno senza dubbio di espandere i necessari gasdotti interconnettori, ma ciò potrebbe richiedere più tempo di quanto si pensi, a meno che non possano ottenere l’indispensabile sostegno esterno da parte dell’alleato a stelle e strisce.