Pubblicato su businessinsider.com il 26 ottobre 2020

di Carlotta Scozzari

La politica della Turchia di Recep Tayyip Erdogan nell’area del Mediterraneo si fa sempre più aggressiva. E questa strategia costituisce una minaccia crescente per l’Italia e per il colosso petrolifero ed energetico italiano, Eni, controllato con la maggioranza del 30% dalla Cassa depositi e prestiti (26%) e dal ministero dell’Economia (4,4 per cento). Sono due i fatti recenti che depongono a favore di un rafforzamento della Turchia di Erdogan nell’area del Mediterrano.

Il primo è rappresentato dalla vittoria, proprio nei giorni scorsi, di Ersin Tatar, fedelissimo del presidente turco, alle elezioni presidenziali di Cipro del Nord, riconosciuta come Stato solo da Ankara. Il secondo fatto è la presa del controllo, riferita il 21 ottobre scorso da Repubblica, della Guardia costiera libica da parte delle forze armate turche.

Si tratta di due tasselli molto importanti, andati al loro posto a favore della Turchia. Il Paese guidato da Erdogan, del resto, aveva dimostrato di avere intenzioni serie nell’area del Mediterraneo già un anno fa, quando aveva inviato la nave di perforazione Yavuz alla ricerca di idrocarburi al largo di Cipro, in una zona concessa in licenza da Nicosia a Eni insieme con il gruppo francese Total.

Scrive non a caso, nell’ottobre del 2019, Gianni Bessi nel libro pubblicato con goWare dal titolo “House of Zar – geopolitica ed energia al tempo di Putin, Erdogan e Trump”: “Sul fronte militare, il sultano Erdogan ha inviato l’esercito in Siria per cercare di spazzare via i nemici di sempre, i curdi (non sarà facile, anzi), mentre su quello energetico ha alzato il livello della sfida con i molti e agguerriti competitor spedendo la nave di perforazione Yavuz nelle acque di Cipro. La missione? Quello che in Italia pare non si potrà più fare, salvo un comunque tardivo rinsavimento del governo, cioè esplorare le acque del blocco 7, lo stesso dove Eni e Total hanno le autorizzazioni di Nicosia”.

Oggetto della contesa sono alcune aree della zona marittima al largo di Cipro che, secondo Erdogan, non sarebbero di competenza di Nicosia bensì della Repubblica turca di Cipro del Nord. E proprio su quelle aree contese si trovano alcune porzioni di blocchi relativi ai giacimenti di gas naturale su cui Eni e la francese Total stanno effettuando esplorazioni.

Tra l’altro, occorre ricordare che negli ultimi tempi i rapporti tra la Turchia di Erdogan e la Francia guidata da Emmanuel Macron si sono fatti particolarmente tesi, in scia alla drammatica decapitazione del 16 ottobre di Samuel Paty, professore di storia che aveva mostrato le vignette su Maometto ai suoi alunni durante una lezione sulla libertà d’espressione.

Il leader turco non solo ha accusato il presidente francese di guidare una “campagna d’odio” contro i musulmani in Europa, ma si è addirittura spinto ad affermare che Macron “ha problemi mentali”. “Le parole del presidente turco Erdogan su Macron sono diffamatorie e assolutamente inaccettabili” ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert. Sulla stessa linea della cancelliera tedesca il premier italiano, Giuseppe Conte, che ha scritto in un tweet: “Le parole rivolte dal presidente Erdogan al presidente Macron sono inaccettabili. Le invettive personali non aiutano l’agenda positiva che l’Ue vuole perseguire con la Turchia ma, al contrario, allontanano le soluzioni. Piena solidarietà al presidente Emmanuel Macron”.

“La Turchia – commenta a Business Insider Bessi, dal 2014 consigliere della Regione Emilia-Romagna per il Partito Democratico, appassionato di geopolitica e collaboratore di Startmag.it – si trova al centro di dinamiche politiche legate all’energia e si ritrova un leader, Erdogan, che non si cura certo di essere timido. Nello stesso tempo, però, in Italia si evita accuratamente di parlare del gas dell’Adriatico e si va avanti con la scelta di importare senza sfruttare appieno le risorse che abbiamo sul territorio”.

“Il futuro – riconosce Bessi in “House of Zar” – sarà delle rinnovabili, ma nel frattempo il gas è diventato un fondamentale strumento di geopolitica: lo dimostrano le scelte e le manovre delle potenze mondiali e dei grandi player del settore. (…) Il mondo dell’oro azzurro è in grande movimento e continuerà a esserlo a lungo perché l’energia è uno degli elementi su cui si muove la moderna geopolitica. È un mondo complesso ma da cui non ci si può tirare indietro, come pare invece che l’Italia stia facendo da anni”.

Nel Mediterraneo orientale, aveva spiegato a metà dello scorso luglio l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi intervenendo a un convegno dell’Ispi, “c’è una grossa quantità di gas che può arrivare in Italia e in Europa a un prezzo basso: 10mila miliardi di metri cubi è una grossa quantità di gas su cui noi abbiamo iniziato a lavorare con un progetto globale”. Tuttavia, aveva aggiunto Descalzi, le tensioni in Libia ed Egitto non aiutano a sviluppare questo progetto, oltre al fatto che “non è facile sviluppare il gas a Cipro”.

Mentre a giugno, in una intervista ad Adnkronos Live, lo stesso Descalzi aveva spiegato che “il Mediterraneo orientale è un’area con un potenziale enorme di risorse nel campo della produzione del gas. Noi abbiamo una grandissima opportunità di sviluppo per questa area. Se parliamo di approvvigionamento è vero che abbiamo la Russia e la Norvegia, però dobbiamo ricordare che il gas è una fonte energetica fondamentale per l’Italia ma anche per l’Europa. Allora la diversificazione diventa una componente essenziale e il Mediterraneo rappresenta un’alternativa fondamentale per tutta l’Europa”.

Infine, va ricordato che nell’audizione in Parlamento del maggio scorso il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, aveva spiegato che le perforazioni di Eni a Cipro e in Libia erano ferme non tanto per la politica aggressiva della Turchia quanto piuttosto a causa della pandemia del Covid-19. “Cipro – aveva detto Di Maio – è un Paese protagonista di alcuni sconfinamenti nelle acque territoriali di navi turche. Rassicuro che da lì l’Eni non se ne è andata e non se ne andrà finché avrà una legittima concessione per stare lì. Ovviamente in questo momento non ci sono attività di perforazioni in corso per effetto della pandemia, ma speriamo di riprendere il prima possibile e che finiscano gli effetti della pandemia sul costo degli idrocarburi”. Al momento, le attività dell’Eni nell’area di Cipro non risultano essere state riprese.