Relazione DEFR 2019

La mia relazione nella seduta dell’Assemblea legislativa del 25 Settembre 2018 “DEFR – Documento di Economia e Finanza Regionale 2019 Relazione del Consigliere Gianni Bessi (PDF)

Discussione generale del Documento di economia e finanza regionale DEFR 2019 con riferimento alla programmazione 2019-2021» nella seduta pomeridiana del 25 settembre 2018

(Relazione della Commissione, relazione di minoranza e discussione)

(Ordini del giorno 6781/1/2 oggetti – Presentazione)

(Risoluzione oggetto 6656 – Abbinata)

 

BESSI, relatore della Commissione:

Grazie, presidente.

L’Assemblea regionale dell’Emilia-Romagna oggi è chiamata ad approvare il DEFR 2019. Lo fa in un contesto di riferimento economico e finanziario particolarmente complesso ed è anche per questo che il documento acquista un’importanza peculiare.

Quello che illustro oggi è il risultato di un percorso iniziato con l’approvazione della Giunta il 25 giugno e passato attraverso il lavoro della Commissione bilancio (Commissione referente) e i pareri delle varie Commissioni in queste settimane di settembre. Un percorso che ha visto lo svolgimento di un’udienza conoscitiva e l’audizione della società in house e dei sindacati per l’approfondimento della terza parte del documento. La sua stesura ha coinvolto tutti i livelli dell’organizzazione e ringrazio dirigenti e funzionari per la professionalità dimostrata. Come ringrazio tutti i colleghi consiglieri per il contributo che hanno dato alla costruzione del documento. Ogni apporto è stato utile, al di là che sia stato accolto o respinto, per la professionalità con cui è stato pensato e presentato. Il confronto personalmente mi ha arricchito e quindi vi ringrazio ulteriormente.

Questo è il quinto e ultimo documento economico e finanziario regionale di legislatura e si pone in continuità con il disegno che la Giunta regionale aveva tracciato nel momento in cui si è insediata, cominciando a lavorare sulle priorità contenute nel programma di mandato. Penso al Patto per il lavoro, il cui percorso è stato fatto insieme alle parti sociali, alle università e ai centri di ricerca e a tanti altri soggetti, che ha definito le politiche attive per rilanciare l’occupazione. Penso alle politiche per la ricerca l’innovazione o, ancora, agli sforzi per realizzare un sistema sociosanitario inclusivo, di qualità e sostenibile economicamente. Quello che voglio esprimere è come, insieme al presidente Bonaccini, abbiamo condiviso e perfezionato un metodo di lavoro che ha permesso al governo emiliano-romagnolo di compiere scelte e azioni inclusive giuste per rilanciare l’economia, per sostenere il lavoro, per supportare la coesione sociale. Il DEFR in tal senso è uno strumento potente, perché declina gli obiettivi strategici regionali ancorandoli strettamente al bilancio, così da rendere sostenibile, trasparente e misurabile l’azione di governo e, a sua volta, costituendo riferimento per la programmazione delle autonomie locali. A tale scopo a breve rendiconteremo l’anno 2017 per la terza volta, dopo le esperienze maturate sulle annualità 2015 e 2016. È quello il momento in cui presentiamo alla collettività i risultati raggiunti sul territorio, sulle comunità: i risultati dell’azione di governo della Giunta. Ricordo inoltre che in ottobre dovremo anche ritornare sul DEFR 2019, in base alle indicazioni che verranno definite dal DEF nazionale e quello potrà essere il momento per portare a frutto ulteriori riflessioni. Alcuni emendamenti sono già stati discussi e accolti in Commissione, altri suggerimenti che riguardano tematiche trasversali, come la questione delle politiche attive per la rappresentanza di genere o l’impostazione della struttura stessa del documento – che soprattutto per la terza parte merita di essere arricchita – sono affidate a ordini del giorno che sottoporremo al voto di quest’Aula come indicazioni per le future redazioni. Se vogliamo, un’eredità di esperienza maturata in questi anni che vogliamo lasciare alla prossima legislatura.

Quanto al panorama di riferimento di cui dà conto la prima parte, il quadro che emerge vede crescere sia il ritmo dell’economia mondiale che dovrebbe attestarsi ad un più 3,9 per cento anche nel corso del 2018, sia il tasso di occupazione, generando una svolta positiva anche sul fronte degli investimenti. Il commercio mondiale si è mostrato particolarmente in ripresa (+ 4,9 per cento) sia nei Paesi avanzati che in quelli emergenti. La crescita ha riguardato anche l’area Euro, dove nel 2017 il PIL ha segnato più 2,3 per cento, in accelerazione rispetto all’1,8 del 2016 principalmente grazie al buon andamento delle esportazioni verso il resto del mondo e ad un moderato aumento dei consumi privati. Grazie alla crescita più sostenuta la disoccupazione è diminuita al 9,1 per cento, il livello più basso dal 2009. Il nostro Paese nel 2017 è cresciuto dell’1,5 per cento in termini reali, con effetti positivi anche sulle condizioni del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione è sceso all’11,2 rispetto all’11,7 dell’anno precedente. Sistematicamente migliori le performance dell’economia emiliano-romagnola che, con il più 1,7 per cento del PIL, nel 2017 è la prima regione italiana per crescita insieme alla Lombardia. Questa tendenza sembra confermarsi anche per il prossimo futuro. L’export resta il punto di forza dell’economia regionale con un valore delle vendite estere che nel 2017 ha sfiorato i 60 miliardi di euro, facendo della nostra regione la seconda in Italia (dopo la Lombardia) per contributo alla crescita delle esportazioni nazionali e la terza (dopo Lombardia e Veneto) per dimensione delle esportazioni.

Non mi dilungherò nella descrizione dei novantuno obiettivi del documento di economia e finanza regionale, divisi in cinque aree strategiche, che compongono la seconda parte del documento, perché quello che ritengo importante evidenziare è come questo lavoro sia il frutto di un’intensa collaborazione con tutti gli stakeholder di riferimento, come evidenzia la tavola di raccordo che apre il documento: Aziende sanitarie, università, enti locali, associazionismo, imprese agricole, sistemi imprenditoriali, cittadini, collettività ed altri. Particolare rilevanza è data agli impatti attesi sul sistema degli enti locali, proprio perché il legislatore nazionale richiede che il loro DUP sia coerente con le linee di indirizzo della programmazione regionale, oltre che con gli obiettivi di finanza pubblica definiti in ambito nazionale. Ancora mi pare importante evidenziare come il passaggio dai novantotto ai novantuno obiettivi strategici indichi la maturazione di un modo di lavorare sempre più sinergico, in grado di definire le proprie azioni in un’ottica di sistema. Infine, la novità apportata alla terza parte dalla legge regionale n. 1/2018, con il focus dedicato alle società in house. Questa parte descrive gli indirizzi che la Giunta assegna ai propri enti strumentali e alle società controllate e partecipate, evidenziando il contributo atteso di tale sistema per lo sviluppo dei diversi obiettivi strategici e tenendo conto delle indicazioni date dall’Aula.

Come anticipato, non ritengo utile in questa sede un’analisi di tutti i novantuno obiettivi strategici che do per noti, visto anche il lavoro nelle Commissioni, limitandomi ad una veloce carrellata. Gli obiettivi infatti sono stati definiti utilizzando gli indicatori di benessere ecosostenibile che offrono informazione sulla multidimensionalità del benessere e sull’insieme degli aspetti che concorrono alla qualità della vita dei cittadini e introducendo gli indicatori di Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Nell’Area istituzionale si trovano quattordici obiettivi che comprendono, fra gli altri, il rafforzamento di un sistema di governance delle partecipazioni regionali e l’impegno a continuare nell’azione di coordinamento della finanza regionale e locale che si è vista assegnare: senza ulteriori aggravi sulla finanza pubblica, oltre 1 miliardo di euro negli ultimi sei anni semplicemente raccordando fabbisogni e disponibilità espresse da Comuni e Province e assegnando disponibilità finanziarie laddove i processi di investimenti erano attuabili.

Venticinque obiettivi riguardano l’Area economica per i settori del turismo, del commercio, ricerca, innovazione e investimenti, lavoro, formazione, competitività, agricoltura ed energia.

Per l’Area sanità e sociale sono previsti ventidue obiettivi strategici con politiche a favore delle famiglie, dell’infanzia, dei giovani, per il contrasto alla povertà, all’esclusione sociale, per l’integrazione e per il contrasto alle differenze di genere a pro delle pari opportunità; e ancora per il governo del Servizio sanitario regionale e delle sue eccellenze, per le politiche di prevenzione e promozione della salute, per il sostegno alla non autosufficienza, ma anche per la continua ricerca di ottimizzazione della gestione finanziaria e della rete ospedaliera e per la riduzione dei tempi di attesa.

Otto sono gli obiettivi previsti nell’Area culturale: per il diritto allo studio, per la valorizzazione del sistema bibliotecario, dei musei, dello spettacolo, della cultura cinematografica e per la promozione dello sport e dell’aggregazione giovanile.

Infine ventidue obiettivi sono sviluppati per l’Area territoriale: per la sicurezza delle città e la promozione della legalità, per la tutela delle foreste, della qualità dell’aria e delle acque, per la sicurezza del territorio, per il miglioramento della mobilità regionale, per l’Agenda digitale.

In conclusione desidero mettere l’accento sulla costanza e sull’efficacia del metodo di lavoro seguito in questi quattro anni dal presidente Stefano Bonaccini, dalla Maggioranza e dalla Giunta e sottolineare quali importanti obiettivi ci aspettano per il prossimo anno, a completamento dei diversi impegni già in atto, per continuare a favorire il raccordo tra le politiche attive regionali e quelle locali del territorio. Ovviamente anche per recepire e tradurre in obiettivi strategici i bisogni espressi dalle organizzazioni sociali ed economiche della regione, ed ho iniziato proprio sottolineando il ruolo del Patto del lavoro, anche alla luce dei risultati ottenuti fino ad ora e anche vista l’auspicata definizione dell’autonomia differenziata per la quale oggi siamo in corso di trattativa con il Governo. Senza trionfalismi, credo che qualche risultato ci sta dando ragione.