di Gianni Bessi

Pubblicato su economia.ilmessaggero.it il 24 giugno 2014 (Clicca qui per leggere l’articolo)

Il dibattito sull’energia è di grande attualità, a maggior ragione dopo lo scoppio della crisi Ucraina. Il G7 sull’energia del 4 giugno scorso, ha visto il debutto come protagonista del premier Matteo Renzi.
Anche il prossimo Consiglio europeo del 26 e 27 giugno avrà l’energia tra i principali temi in agenda. Il punto di partenza è la proposta “European Energy Security Strategy” della Commissione. La nuova strategia ha l’ambizione di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico con la produzione locale di energia puntando sia sulle rinnovabili che sulla ‘produzione sostenibile di combustibili fossili’, gas metano in primis. Il terzo pilastro dell'”European Energy Security Strategy” è incentrato sul potenziamento della sicurezza, dell’efficienza e del risparmio energetico soprattutto quella legata al settore edilizio e ai trasporti.
Romano Prodi, in modo lungimirante, sulle pagine del Messaggero, il 22 giugno ha proposto (e Renzi il giorno dopo ha accolto) di “Riavviare l’industria in 8 mosse”.
La settima “mossa” riguarda gli orientamenti della politica energetica sia come fonte di investimenti e di occupazione sia come strumento di equilibrio della bilancia commerciale, che vede la nostra voce passiva più pesante nell’acquisto di materie prime e di fonti energetiche.
Pochi mesi fa il Governo ha presentato un grande progetto per fare dell’Italia il più importante punto d’arrivo per il rifornimento energetico dell’intera Unione Europea. Subito, ha sottolineato Prodi, sono partiti tutti i veti locali e nazionali possibili e immaginabili, pur essendo universalmente riconosciuto che le leggi italiane di protezione dell’ambiente nel settore energetico si collocano tra le più severe di tutto il pianeta.
Questo testimonia che occorre tenere sempre conto, di un “quarto pilastro” chiave nella nostra società che sono le ‘paure’ sociali e le conseguenze ‘mediatiche’, e che occorre un approccio diverso, più articolato, meno emotivo.
Penso che sia giunto il momento di affrontare concretamente il tema delle politiche per l’integrazione energetica tra gas metano e rinnovabili, senza ridurre tutto a sterili contrapposizioni. Penso che a livello di Governo vada valutata l’opportunità di elevare e di rivedere i beneficiari del valore del Governament take e delle royalties che le grandi compagnie versano per l’attività estrattiva sia a mare che a terra.
Le royalties, calcolate per esempio sul gas dell’Adriatico oltre le 12 miglia, con stima prudenziale potrebbero generare oltre 2 miliardi di euro per le casse pubbliche. Tali risorse potrebbero essere destinate predisponendo per esempio progetti integrati interregionali di tutela e salvaguardia dei territori del Nord Adriatico per affrontare una emergenza diffusa, di carattere ambientale e idrogeologico, dalle coste adriatiche, ai fiumi, alle infrastrutture dell’irrigazione agricola, ai parchi visto che le Istituzioni locali da sole non hanno le risorse per far fronte alle esigenze di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici.
Su tale progetto si potrebbe coinvolgere grazie anche ai prossimi fondi strutturali europei la Croazia che è pronta ad estrarre idrocarburi in Adriatico, proprio al largo delle nostre coste.
Inoltre, per quanto a mia conoscenza, la ricerca scientifica in campo energetico è “divisa”. Da una parte la ricerca sull’innovazione tecnologica sullo sfruttamento degli idrocarburi e dall’altra la ricerca sull’innovazione sulle fonti rinnovabili. Poco praticata è la ricerca che approfondisca e sviluppi concretamente le potenzialità del mix energetico idrocarburi gas metano con rinnovabili. Parte delle risorse pubbliche delle royalties o dei fondi europei d’innovazione e ricerca potrebbero finanziare con il coinvolgimento dei Centri di Ricerca pubblici e privati proprio per essere indirizzate allo sviluppo dell’integrazione del mix energetico come previsto dall’European Energy Security Strategy.
Insomma in Italia, visto che è di moda il termine, occorre uno “storytelling” capace di costruire una nuova narrazione di ideali e valori capaci di coinvolgere tutta la società, perchè oggi è il “tempo delle scelte”.