L’annuncio dell’Onorevole De Castro, coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale dell’Europarlamento, della proposta di ritiro dell’atto delegato sul vino da parte del direttore generale Korte è un successo di tutti i soggetti che si sono mobilitati in questi mesi per contrastare la liberalizzazione delle tutele sui vini identitari e coglie nel segno l’obiettivo della risoluzione che abbiamo posto all’ordine del giorno dell’Assemblea legislativa regionale per sostenere la tutela della filiera del Lambrusco.

 

“Il Lambrusco è un patrimonio di queste terre e tale deve rimanere: un patrimonio da tutelare e sul quale investire con sempre maggiore forza. Il risultato estremamente positivo della proposta di ritiro dell’atto che avrebbe consentito la liberalizzazione dei vini identitari, tra cui il nostro Lambrusco, raccoglie le istanze e le sollecitazioni che in questi mesi si sono mobilitate in difesa di un asset strategico e identitario della nostra regione”. Così Luciana Serri, presidente della Commissione politiche economiche, e Gianni Bessi, consigliere regionale, quali firmatari e relatori della risoluzione per la tutela dei vini identitari ora in discussione in Assemblea legislativa regionale, commentano l’importante annuncio di Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale dell’Europarlamento, in merito alla dichiarazione del Direttore Generale della direzione agricoltura della Commissione Europea sulla proposta di ritiro dell’atto delegato di liberalizzazione.

L’azione delle rappresentanze italiane in seno all’Europarlamento e al Consiglio Europeo, del Ministro Martina, della Regione Emilia Romagna e dei Comuni, coordinandosi con le rappresentanze dei produttori e dei consorzi di tutela, ha dimostrato la solidità della posizione italiana ed emiliano-romagnola che pone la tutela dei vini identitari come elemento fondamentale per assicurare qualità, sicurezza e riconoscibilità del prodotto lungo tutta la filiera.

 “La filiera vitivinicola del Lambrusco in particolare – sottolineano Serri e Bessi – è costituita da un panorama ampio di imprese di diverse dimensioni. Parliamo di 8000 aziende viticole, 20 cantine cooperative, 48 aziende vinicole, per più di 1000 addetti: questa realtà è supportata dal grande numero di operatori specializzati che lavorano in ciascun settore della produzione e che conferiscono a questo distretto un carattere altamente innovativo e all’avanguardia, tanto da aver permesso al Lambrusco di diventare, negli ultimi 20 anni, il vino italiano più apprezzato ed esportato nei mercati internazionali, raggiungendo 52 Paesi in 5 continenti. Il nostro territorio ha saputo creare una filiera forte: non parliamo solo di vitigni ma di vitigni collegati ad un territorio. Il fronte di opposizione alla proposta di liberalizzazione che ha visto l’azione congiunta delle rappresentanze italiane in Europa, del Governo, della nostra Regione, dei Comuni e dei produttori ha dimostrato che un prodotto frutto di esperienza, radicamento territoriale e investimenti condivisi non può essere liberalizzato”