Martedì 26 luglio è stata presentata in conferenza stampa la proposta di legge sul Reddito di Solidarietà (RES), una misura grazie a cui in Emilia Romagna destineremo oltre 70 milioni di euro  alla lotta alla povertà, per dare risposte concrete alle fasce di popolazione che vivono in condizione di grave difficoltà socio-economica.

Il progetto di legge, a firma PD e SEL è stato presentato dai rispettivi capogruppo, Stefano Caliandro, che sarà relatore della Legge e Igor Taruffi, che ne è primo firmatario.

Con il Reddito di Solidarietà in Emilia-Romagna – ha dichiarato il capogruppo PD, Stefano Caliandro – vogliamo fare un passo avanti rispetto al SIA, la prima vera misura di sostegno al reddito approvata in Italia dal Governo. Il RES, come il SIA, è una forma di sostegno economico legato a progetti di attivazione sociale e lontano quindi da una mera logica assistenziale, ma segue un principio universalistico: si rivolge anche alle famiglie “unipersonali” e non prevede un sistema di punteggi per poter accedere al sostegno economico. Ci inseriamo così nel solco delle politiche di Welfare della nostra regione, che ha sempre saputo mettere al centro la persona e il valore dell’inclusione sociale. Non forniamo bonus o contentini economici, lavoriamo per costruire nuove opportunità per chi oggi non ne ha, per non lasciare indietro nessuno”.

LOTTA ALLA POVERTA’: DAL SIA AL RES. DI COSA SI TRATTA.

Dopo la sperimentazione del 2013 in 12 città italiane, il 18 luglio il Governo ha pubblicato il decreto che stanzierà per il SIA 750 milioni di euro nel 2016, di cui più di 35 per la Regione Emilia-Romagna.

La misura economica verrà erogata solo dietro l’impegno del nucleo familiare ad attivarsi in un percorso di inclusione sociale e lavorativa.

Sarà consegnata alla famiglia una “carta acquisti” per un importo mensile di 80 € per ogni persona componente il nucleo familiare fino ad un massimo di 400 € per nucleo.

Potranno accedere al SIA

  • Cittadini italiani, comunitari, o extracomunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo e residenti in Italia da almeno 24 mesi.
  • Nuclei familiari con almeno: un figlio minore, un figlio disabile, una donna in accertato stato di gravidanza.
  • Nuclei familiari con: isee inferiore o uguale a 3000 euro; che ha usufruito di altri trattamenti economici assistenziali o previdenziali inferiori ai 600 euro mensili; nessun componente che percepisca NASpI o ASDI; nessun componente in possesso di autoveicoli immatricolati negli ultimi 12 mesi o di autoveicoli superiori a 1300 cc, nonché motoveicoli di cilindrata superiore ai 250 cc, immatricolati negli ultimi tre anni.

Per accedere occorre il raggiungimento di un punteggio pari almeno a 45 in una scala che considera carichi familiari, figli minori, presenza di disabili, condizione economica e lavorativa.

Le domande potranno essere presentate a partire dal 2 settembre.

RES – REDDITO DI SOLIDARIETA’

  • MILIONI DALL’EMILIA-ROMAGNA PER COMBATTERE LA POVERTA’

Anche la Regione Emilia-Romagna intende attuare una propria misura di lotta alla povertà.

Il RES consisterà in un sostegno economico legato, come il SIA, a progetti di attivazione sociale e inserimento lavorativo ma in presenza di requisiti meno stringenti.

Si propone di stanziare 35 mln di euro l’anno di cui 15 per il 2016.

L’erogazione seguirà le stesse regole del SIA, ma saranno diversi i requisiti di accesso.

Al RES potranno accedere:

  • Nuclei familiari anche unipersonali, che rispettano gli stessi criteri economici previsti dal SIA escluso il riferimento al possesso di auto e moto veicoli e quello relativo al raggiungimento di un punteggio minimo

Il RES quindi:

amplierà la platea dei beneficiari, estendendola a chiunque versi in condizione di povertà a prescindere dalla composizione del nucleo familiare e seguendo un principio universalistico.

Il sostegno economico, pari sempre ad 80 euro mensili per ogni componente del nucleo fino ad un massimo di 400 euro totali verrà erogato tramite INPS previo recepimento delle domande da parte dei servizi sociali territorialmente competenti e la sottoscrizione di un “patto” da parte dei richiedenti ad attivarsi in un percorso di inclusione attiva