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Quest’anno ho avuto l’onore di partecipare al working group “Impresa e territorio”. Ho fondato il mio contributo “Perché all’Italia serve una rivoluzione del gas", pubblicato su Formiche.net, grazie al lavoro di questa newsletter che mi permette di confrontarmi con tante persone ricche di conoscenza e che guardano al futuro sempre con ottimismo.
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Negli ultimi 15 anni, il 31.9% degli studenti iscritti alle scuole superiori statali non ha terminato il ciclo di studi. Si tattta di quasi 3 milioni di giovani. Se vogliamo costruire un’opportunità per un futuro dove l’energia viene fornita dalle fonti pulite, dobbiamo investire sulla formazione, sull’educazione scolastica e universitaria. L’investimento sui nostri giovani, sui tecnici e i progettisti di domani è una scelta di lungo respiro, lungimirante. Solo in questo modo potremo affrontare in maniera efficace la partita della crescita economica e culturale di questo Paese. Una scuola non solo orientata a formare professionalità per il lavoro ma anche luogo per concretizzare una nuova formazione dei comportamenti.
L’ipotesi di investire sulle giovani generazioni va declinata anche in termini pratici. La mia proposta è di sostenere finanziariamente chi decide di intraprendere studi tecnici, sia alle superiori sia, ovviamente, all’università, per esempio utilizzando quote degli incentivi alle rinnovabili e delle royalty. Perché, come diceva uno dei più grandi scienziati italiani, Umberto Veronesi, "la scienza ha un linguaggio universale che permette il dialogo anche dove pare impossibile". Che si fonda sul rispetto delle posizioni altrui e si nutre del dubbio e del rifiuto di ogni dogmatismo. In questo senso, il progresso scientifico resta la risposta di un’umanità evoluta alle tentazioni retrograde e assolutistiche. Che non è stare nei salotti buoni, a dissertare di google car e smart energy, ma di affrontare la realtà con pragmatismo.
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