Pubblicato da Ottimisti&Razionali del 9 maggio 2018

di Gianni Bessi

Di ritorno dal Consiglio Regionale incontro – letteralmente – Socrate nella rete, e mi piace il registro delle parole di Francesco Nicodemo.

Il dialogo che si fa strumento di sopraffazione invece che di comunicazione mi induce a pensare al panorama politico che si manifesta con caratteri quasi da tifoserie calcistiche (italiane). Una domanda: è il rapporto tra persuasione e verità che in politica si traduce come “pendolo” tra bisogno di consenso e necessità pratiche?

Cerco allora un confronto nel dialogo con Filippo Onoranti, fresco di Phd in filosofia alla Lateranense di Roma, ed il suo assenso mi conforta incalzandomi nel contempo a contestualizzare la mia tesi. Gli attori sulla scena politica che oggi appaiono più lontani da una posizione stabile sono i partiti tradizionali,soprattutto i gruppi politici europei legati alla socialdemocrazia o alla cristiano democrazia che navigano in acque agitate dai populismi.

Il tema è già piuttosto caldo anche restando entro i confini della Penisola, e rivolgendo lo sguardo al sistema dei partiti tradizionali, animati dallo spirito socratico suggerito da Ottimisti & Razionali, si potrebbe individuare tra le cause dell’instabilità la tendenza a focalizzarsi maggiormente sulla ricerca della leadership spostando l’organizzazione sullo sfondo.

Questo ha lasciato che la partecipazione alla vita di partito abbia continuato a seguire modelli e routine efficienti in un’altra epoca, e le cui rappresentazioni moderne sono le primarie e consultazioni interne per la scelta delle cariche del segretario a ogni livello della sua “macchina”. Anche se i principi che animano questi strumenti sono fondati sulla più autentica onestà intellettuale e orientati alla democraticità, il mondo nel quale viviamo è abituato – e dunque richiede – dialoghi più fluidi e interazioni più dinamiche rispetto alla partecipazione segmentata strutturata da periodiche chiamate alle armi di tifoserie contrapposte.

Un partito, focalizzandosi sulla sua componente strutturale, si presta ad essere letto secondo il modello che Richard Norman propone per le aziende. Affinché abbia successo non può curare solo la sua offerta: il prodotto; questo per un partito si traduce nei programmi prima e nelle legiferazioni dopo. Neppure è sufficiente controllare il mercato, poiché il contesto diventa un corpo vuoto in assenza di un cuore che lo renda vivo. È indispensabile infine prestare grande attenzione alla struttura.

Se le idee precedano le cose o viceversa – mi ricorda Onoranti – è questione squisitamente filosofica, pertanto la aggiriamo. Va tuttavia ribadito con decisione il ruolo che gli aspetti materiali esercitano sul mondo – in questi giorni del suo anniversario fa tendenza ricordare la lezione marxiana e noi non ci sottraiamo – e le tecnologie ne sono un esempio emblematico. La politica è cambiata più come effetto della stampa che ha permesso l’affissione delle 95 tesi di Lutero e con la radio che nel ‘900 ha coagulato la società di massa, che con tutti i saggi politologici della storia del mondo. Perché le idee hanno bisogno di gambe.

Oggi hanno forse bisogno anche di schermi e la tecnologia che sta dominando gli schermi è certamente la blockchain. Questo strumento digitale, definito anche Internet del valore o Internet delle transazioni, potrebbe offrirsi a consultazioni dell’opinione pubblica capillari e pratiche come quelle offerte tramite il web, ma caratterizzando i risultati per una autenticità indubitabile (peculiarità certo carente nei sondaggi web contemporanei o nei cori delle tifoserie amplificati dai social network).

Blockchain – di cui l’eclettico Filippo si occupa collaborando con aziende tra l’Italia, la Svizzera e la Silicon Valley – può diventare lo strumento per soddisfare il bisogno eterno della politica: la legittimazione del potere, attraverso una partecipazione sterile ma che resti attiva ed interattiva. Attiva e interattiva sia nella scelta della leadership sia nella formulazione di proposte e programmi politici. Le visioni più utopistiche possono essere spinte fino ad orizzonti di democrazia diretta.

Ma atteniamoci alla lezione di Socrate nella rete e restiamo alla ricerca, senza l’ambizione di aver conquistato una certezza.