La provocazione dell’Emilia-Romagna: ‘Se la Puglia non vuole il Tap, lo prendiamo noi’

“Se la Puglia non vuole il Tap, l’Emilia-Romagna è pronta per accoglierlo. A Ravenna, a Casalborsetti, abbiamo già infrastrutture, know how e un distretto di 6mila persone pronti a riceverlo”. E’ la proposta-provocazione di Gianni Bessi, consigliere Pd nel consiglio regionale dell’Emilia Romagna, esponente di spicco dei Democrat ma ascoltato da tutte le maggiori forze politiche come esperto di questioni energetiche, e autore di un recente libro , “Gas naturale – l’energia di domani”, che sta facendo dibattere gli addetti ai lavori. Bessi è da tempo convinto che del gas naturale non si possa fare a meno.

 

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Il nostro livello di vita attuale senza energia sarebbe insostenibile. Oppure vogliamo che i tubi passino dai Balcani così lo stesso gas lo paghiamo di più?”, si chiede in questa conversazione con Business Insider Italia. Per questo Bessi rilancia su Tap e non solo: “I NoTap, come del resto i NoTriv, sono sempre stati appoggiati da partiti che ora sono al governo. Ma la realtà, come sempre, è molto meno ‘idealistica’: il presidente della Repubblica in visita a Baku insieme al ministro degli Esteri, Moavero, ha garantito gli impegni italiani sul Tap. Che comunque resta una priorità dell’Ue e se non fosse realizzato costerebbe circa 8 miliardi di euro in penali. È il momento di fare scelte: siamo sicuri di volere abbandonare la gas advocacy del nostro Paese? E poi per cosa? Credo che il governo ci debba una risposta”.

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La passione di Bessi per il tema si è tradotta in un libro scritto dal consigliere regionale Pd dell’Emilia-Romagna. Il titolo del saggio, “Gas naturale, l’energia di domani”, che può vantare una prefazione dello storico ed economista Giulio Sapelli, è già una dichiarazione di intenti ed è stato distribuito a imprenditori, influencer, esperti del settore, docenti universitari. Ma perché scrivere un libro sul gas? “Perché – risponde Bessi – se consideriamo strategico per l’Italia avere una gas advocacy, ed è strategico come ci ha insegnato Enrico Mattei, allora è il momento di decidere quale dev’essere la politica energetica del nostro Paese se vogliamo evitare di diventare economicamente irrilevanti”.

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Per Bessi, “il gas naturale è la risorsa fossile più pulita con cui, insieme alle rinnovabili, costituire quel mix energetico che ci permetterà di mettere definitivamente in soffitta l’era del carbone ma, in un futuro, anche quella del petrolio. Da politico che da anni è impegnato in questo campo, ho sentito che era venuto il momento di tentare di mettere in fila gli argomenti a sostegno di una svolta energetica trainata dal gas: non tanto quelli tecnici, che comunque sono molti e convincenti, ma soprattutto quelli economici e politici”.

Bessi parte da alcuni dati per sostenere i suoi auspici: “Oggi produciamo 5,65 miliardi di metri cubi di gas naturale sui 70,91 miliardi che sono il suo fabbisogno annuale. In pratica importiamo dall’estero il 92 per cento del gas naturale che utilizziamo, dei quali 26,8 miliardi di metri cubi li acquistiamo dalla Russia”.

 

Nel libro si dice che una strategia energetica lungimirante deve investire sulla formazione, sull’educazione scolastica e universitaria. Il futuro sarà progettato da scienziati, ingegneri, tecnici che dovranno uscire dalle nostre università e che dovranno approfondire le conoscenze sul campo: “Perché questo succeda dobbiamo investire risorse apprezzabili – dice – nel libro indico alcune strade, per esempio utilizzare per sostenere lo studio le royalty pagate dalle imprese di estrazione allo Stato per le concessioni, un meccanismo che ho chiamato, giocandoci un po’ sopra, brain tax. In altri Stati lo studio universitario viene aiutato con strumenti adeguati, come i prestiti. Insomma, a mio parere invece che usare gli incentivi per aiutare l’acquisto di impianti di energia rinnovabile sarebbe più efficace indirizzarli al sostegno dello studio. Se saremo in grado di formare persone che producono tecnologia, che ci mettono a disposizione innovazione energetica, allora il cammino verso le rinnovabili sarebbe più spedito che quello affidato agli incentivi”.

Torniamo al Tap, il gasdotto transadriatico, di cui la Regione Puglia di Michele Emiliano, collega di partito di Bessi, vuole bloccare la realizzazione. Mentre per Bessi il Tap è indispensabile alla strategia energetica nazionale: “E lo dico non da difensore delle imprese petrolifere, ma da difensore dei migliaia di lavoratori del settore energetico e dell’economia che quest’ultimo sviluppa nei nostri territori. Guardi, il presidente russo Putin ha trovato modo di parlare di contratti riguardanti il gas naturale anche durante i mondiali di calcio. E di gas si è parlato probabilmente anche nel summit fra lo stesso Putin e Trump. Ci sono due elementi che in questo momento stanno condizionando la geopolitica internazionale e che sostengono l’attività diplomatica: il gas naturale e l’acqua. Il futuro sta in come riusciremo a risolvere il problema energetico sfuggendo a una trappola: energia a basso costo e tutela ambientale e del clima sono incompatibili”.

E quindi? “L’Italia è dipendente dal gas che importa: per risolvere l’impasse dobbiamo fare in modo di abbassare i costi, realizzando strutture che ne facilitino l’arrivo e, magari, ricominciando a estrarre quello che giace inutilizzato nelle nostre riserve nazionali. Ricordiamoci che possediamo tecnologie in grado di dirci esattamente dove e quanto estrarre: mi riferisco al supercomputer Hpc4 nel centro di calcolo Eni Green Data Center, che ha guidato l’esplorazione e permesso la scoperta di altri giacimenti, un esempio per tutti quello di Zohr in Egitto”. Anche da questi ragionamenti nasce la proposta-provocazionedi Bessi: “Se la Puglia non vuole il Tap l’Emilia-Romagna è pronta per accoglierlo. A Ravenna, a Casalborsetti abbiamo già infrastrutture, know how, un distretto di 6mila persone pronti a riceverlo”.