Pubblicato su il Messaggero il 17 giugno 2022

Il collo di bottiglia del sistema di approvvigionamento energetico italiano è rappresentato, ormai è chiaro a tutti, dalla nostra dipendenza dalla Russia. E per uscirne non c’è altro modo – almeno in questo momento – che ricorrere a misure di emergenza. Il fatto è che ci troviamo di fronte a una situazione nuova, che ci costringe a ‘mettere da parte’ ogni azione fondata sull’esperienza, perché l’orizzonte degli eventi, per utilizzare un concetto caro ai fisici, è mutato: cambiando i punti di riferimento ogni problema dev’essere affrontato con soluzioni inedite.

La prima soluzione di emergenza ha un nome preciso: rigassificatori. E questo nonostante il governo cerchi di percorrere ogni strada possibile, a cominciare dalla ricerca di fornitori alternativi. In quest’ottica si colloca la recente visita di Mario Draghi in Israele, dopo quella in Algeria, per verificare la possibilità di importare il gas prodotto dal giacimento Leviathan.

Ma anche nel caso che il governo israeliano sia disposto a venderci parte del gas naturale prodotto dal Leviathan, resta strategico – e inevitabile – dotarsi di rigassificatori.

Ma occorrono i rigassificatori. Intanto perché non sfruttiamo le nostre risorse nazionali nonostante che il governo Draghi ha previsto che i giacimenti nazionali possano apportare ulteriori 2 miliardi di metri cubi oltre ai 3 miliardi e 300 milioni circa che è la quantità estratta oggi. Per quanto riguarda l’Adriatico probabilmente le quantità sarebbe anche più alto (fino a 50 miliardi di mc ma occorrerebbe aggiornare i valori visto che oggi le condizioni tecniche, contrattuali, economiche e operative sono completamente diverse e porterebbero a stime maggiori) ma sostanzialmente annullato visto l’impossibilità, con l’attuale normativa, di sfruttare le riserve disponibili. Ma i tempi stringono.

Rigassificatori galleggianti: perché si e perché subito:

– Garanzia di sicurezza energetica, come previsto dai trattati Ue.

L’installazione di due rigassificatori galleggianti (FSRU, ovvero unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione) in tempi brevi – probabilmente a Piombino e Ravenna (il primo entro la primavera del 2023, il secondo nel 2024) – rappresenta un elemento chiave della strategia di diversificazione e sicurezza del sistema energetico nazionale delineata dal Governo: entrambi i rigassificatori (uno già acquisito da Snam, il secondo in via di acquisizione) potrebbero soddisfare da soli quasi il 15% dell’intero fabbisogno di gas nazionale e sostituire più di 1/3 delle importazioni di gas russo del 2021. La sicurezza del sistema energetico, oltre che necessaria nell’attuale contesto geopolitico, è soprattutto uno dei capisaldi della “Costituzione europea” (articolo 194 dei Trattati sul funzionamento della Ue prevede che la politica energetica dell’Unione europea, “in spirito di solidarietà con gli Stati membri, assicuri il funzionamento del mercato energetico, garantisca la sicurezza degli approvvigionamenti,  promuova l’efficienza energetica, il risparmio energetico e le fonti rinnovabili e l’interconnessione delle reti energetiche”) e dunque uno dei presupposti dell’esistenza stessa dell’Europa unita.

– Perché non c’è tempo da perdere e vanno installati subito.

Le due nuove FSRU devono essere installate in tempi rapidi, in linea con il cronoprogramma del Governo, se vogliamo raggiungere una progressiva “Russexit”: queste sono le soluzioni più veloci e, se non ne disporremo a breve, il gran lavoro fatto dal Governo ed Eni sarà stato “inutile” e la dipendenza resterà ancora a lungo perché non ci sono alternative (la costruzione di nuovi gasdotti richiede anni e quelli attuali saranno a breve utilizzati al massimo; e poi verso quali paesi produttori? Anche l’ipotesi del progetto sostenuto dalla Ue dell’est-med per far confluire il gas da Israele e Cipro necessita dai 5 ai 7 anni senza contare la posizione contraria di Erdogan.

– LNG: una fonte globale, affidabile e indipendente.

Il gas naturale liquefatto (LNG), che arriva via nave alle FSRU, che lo riportano allo stato gassoso e poi lo immettono nella rete nazionale, è una fonte globale che garantisce più indipendenza energetica. Il mercato mondiale si sta avvicinando ai 500 miliardi di metri cubi di LNG commercializzati ogni anno, un dato superiore alla domanda dell’intera Europa. Si tratta anche di una fonte affidabile, come dimostra il fatto che l’80% della capacità del rigassificatore italiano di Rovigo è garantita da anni da un contratto di lungo termine con il Qatar.

– Benefici per imprese e consumatori.

Queste due nuove FSRU permetterebbero all’Italia di avere un sistema energetico più liquido ed essere meno esposta alle incertezze sulle fornitura gas che hanno caratterizzato l’ultimo anno, creando impatti sui prezzi e sulle aspettative, con gravi costi economici a imprese e cittadini. La realizzazione di nuove infrastrutture genera automatici benefici economici, come del resto accaduto con l’arrivo del gasdotto TAP (fine 2020) che ha di fatto annullato in molti periodi dell’anno lo storico spread sul prezzo del gas all’ingrosso (fino al 10% negli anni scorsi) che penalizzava l’Italia rispetto al Nord Europa.

– Benefici economici e sociali per il Paese e i territori.

Si tratta di opere che porterebbero benefici economici, occupazionali e sociali all’Italia. L’installazione di un rigassificatore è accompagnata sul territorio dalla creazione di nuova occupazione diretta e indiretta (terminali di questo tipo impiegano oltre 100 persone, senza considerare l’indotto), dalla realizzazione di opere accessorie, da benefici per l’indotto (OLT, il rigassificatore galleggiante già esistente nel nostro Paese, ha stimato in 400 milioni di euro in 20 anni i benefici economici diretti per l’indotto del territorio tra manutenzione, canoni demaniali, attività di supporto navale, iniziative a tutela della biodiversità).

– Elevata sicurezza e basso impatto.

Nel mondo oggi sono in esercizio in tutta sicurezza centinaia di rigassificatori a terra e FSRU. Si tratta di infrastrutture conosciute, sicure e a basso impatto ambientale. A differenza dei terminali fissi, i rigassificatori galleggianti richiedono molto meno tempo per essere installati e possono essere rimossi quando non servono più per essere portati in altri paesi dove svolgere lo stesso tipo di attività, evitando l’utilizzo del carbone.

Le navi rigassificatori sono tra le più sofisticate al mondo e sono dotate di strumenti avanzati di rilevazione delle perdite e di sistemi di emergenza. In Italia, tutti i rigassificatori sono sottoposti alla cosiddetta “legge Seveso” (D.lgs 105/2015) che pone in capo a chi li esercita una serie di misure stringenti di prevenzione e sicurezza a ulteriore garanzia per i territori interessati. Le FSRU sono navi “semplici” che rigassificano un gas liquido, non hanno combustioni o reazioni specifiche. Naturalmente il gas naturale va maneggiato con cura ma su questo c’è una cultura nazionale e una ricchezza di competenze tecniche.

In conclusione è evidente che i rigassificatori siano necessari, anche se non potranno essere l’unico elemento della nostra risposta alla diversificazione degli approvvigionamenti energetici, che dovrà essere articolata. È una fonte globale, affidabile, indipendente, in corso di sviluppo e non alternativa al potenziale nazionale né allo sviluppo di fonti rinnovabili.

In termini di programmazione energetica dell’Ue, l’uso dei rigassificatori andrebbe allargato allo scenario europeo, cosa che rafforzerebbe anche la loro funzione strategica. E anche la posizione italiana, che potrebbe garantire hub e know how di tecnologia e competenze. Bisogna insomma, che anche noi italiani cominciamo a ‘pensare europeo’.

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