Pubblicato da Star Magazine del 12 giugno 2018

di Gianni Bessi

Prima puntata di una trilogia a cura di Gianni Bessi dedicata alle questione relative al rifornimento energetico e i suoi protagonisti

Nel considerare le scelte geopolitiche e gli intrecci diplomatici relativi alla realizzazione delle nuove pipeline che dalla Russia porteranno il gas in Europa scopriamo che i protagonisti non sono sempre e solo i soliti – Germania, Turchia, Francia ecc – ma che il “tubo”, e gli affari che ci sono legati, fa gola a molte nazioni. Una di queste è la Bulgaria: una repubblica di 8 milioni di abitanti che apparteneva al Patto di Varsavia e che ora è uno stato membro dell’Unione Europea, il 14esimo per estensione, e della Nato. Ora che, ad agosto, parte il raddoppio del Turkstream – che trasporterà il gas naturale fino ai terminali Turchi – il presidente bulgaro Rumen Radev ha fatto capire di essere interessato a essere coinvolto nell’affare.

Radev si è recentemente recato a Mosca in viaggio ufficiale per cercare di recuperare la fiducia di Vladimir Putin e ripristinare i privilegi energetici e giocare un ruolo nel mercato dell’approvvigionamento energetico europeo. Radev è stato ricevuto dal primo ministro russo Dmitry Medvedev. Leggendo i report ci imbattiamo nel consueto linguaggio della diplomazia: Radev si è sperticato in elogi definendo la Russia “partner strategico” nel settore energetico e ha messo in evidenza quanto la sicurezza dell’approvvigionamento energetico sia estremamente importante sia per gli “amici bulgari” sia per l’Unione europea. L’obiettivo, neppure tanto malcelato, è la speranza che i due governi riesaminino la possibile fornitura diretta di gas dalla Russia attraverso il Mar Nero. Di tenore analogo, ma ancora più intrise di retorica, sono state le dichiarazioni di Medvedev.

La Bulgaria sta quindi tentando di entrare in gioco e anche qui, come House of Zar ha capito seguendo le vicende dell’ex cortina di ferro, non si tratta di una coincidenza: un anno fa il Paese delle rose ha eletto presidente Rumen Radev, un avvenimento che ha soddisfatto e non poco lo stesso Putin. Nella biografia del nuovo capo dello stato di Sofia troviamo che è un ex pilota pluridecorato di Mig 29, i jet militari di fabbricazione russa, che parla correntemente russo oltre che inglese. Radev ama ricordare che da ex generale della Nato la sua lealtà va agli alleati della Bulgaria, ma anche che è a favore del dialogo con la Russia. Non è difficile immaginarlo parte del gruppo degli ‘Strongman’ o dei ‘Siloviki’ prestati alla politica, a seconda del quadrante geopolitico a cui ci si riferisce.

Forse la sua formazione aeronautica ha giocato un ruolo nel consolidare la sua consapevolezza dell’importanza degli approvvigionamenti energetici. Non è stata una sorpresa che già un anno fa il suo primo atto fu prendere in mano il dossier che riguarda il collegamento al gasdotto che passa sotto il mar Nero. Il Turkstream. E vi sono fonti che riportano che pare abbia esclamato «Da, lo voglio». Così adesso Radev si sta muovendo perché la terza e quarta stringa della rete di gasdotti “Turkish Stream”, magari con un altro nome (che potrebbe essere “Balkan” o “Flusso bulgaro”), possano raggiungere il porto di Varna, nel Mar Nero, invece del territorio europeo della Turchia. Tutto semplice? Non proprio perché gli ostacoli non mancano. Ce ne occuperemo nella prossima puntata.