Pubblicato su Start Magazine.it 27 novembre 2018

L’articolo di Filippo Onoranti

L’idea. “Il carbone, è abbondante, economico e sporco… come lo sporco”, e fino ad oggi non abbiamo trovato di meglio da farci se non bruciarlo. Che sia sempre stato così è noto a tutti, ma quali prospettive si aprono nel prossimo futuro?

Nel capitolo “Il Carbone, una fonte del passato” dell’ultimo libro di Gianni Bessi si fa strada una visione aggiornata della questione. Sostenuta a partire da un report dell’ACF (American Coal Foundation) intitolato “Il passato, il presente e il futuro del carbone” emerge una fondata prospettiva che vede le scorte USA sufficienti, all’attuale tasso di consumo, per i prossimi 235 anni. Si legge poi che “Questo è promettente perché, oltre ai molti modi esistenti per utilizzare il carbone, il futuro prevede nuovi metodi e un nuovo potenziale di crescita. I prodotti derivati dal carbone potrebbero presto essere parte dei sistemi di comunicazione e trasporto, delle reti di computer, e anche delle spedizioni spaziali”.

Anche al petrolio fino a 2 secoli fa non avevamo dato altra forma se non quella del fuoco greco, passato tra l’altro di moda ben prima. Dopo qualche decennio nel ruolo esclusivo di combustibile è divenuto la base delle prime generazioni di materie plastiche (qualcuno ricorda forse il moplen).

Il fatto. Andrej Gejm e Konstantin Novosëlov nel 2010 sono stati insigniti del premio Nobel per la fisica, proprio avendo scoperto, nel banale carbone, una nuova materia prima con proprietà che superano di gran lunga la fantascienza: il suo nome è grafene.

Con 3 grammi se ne può ricoprire un campo da calcio, con uno strato invisibile ed elastico nonostante sia il materiale più resistente al mondo; 80 volte più efficiente del silicio (attualmente utilizzato per le celle fotovoltaiche) nell’assorbimento di radiazione elettromagnetica e infinitamente meno inquinante nello smaltimento; ottimo conduttore di elettricità per le batterie più a l’avanguardia (oggi il vero scoglio per un efficiente utilizzo di fonti rinnovabili su scala capillare); interessante conduttore di calore. Dai touch screen, alle batterie, alle finestre fotovoltaiche il limite non è l’immaginazione ma la competenza tecnica che saremo in grado di sviluppare.

Come il petrolio anche per il carbone, la scienza potrebbe aver scoperto sotto i nostri nasi e nella fuliggine che ammorba i nostri polmoni ben più di un semplice combustibile.

L’opportunità. La materia prima è già collocata saldamente nel suolo. Stime del 2010 collocano sul podio dei paese con le maggiori riserve carbonifere gli USA (237 Mrd di tonnellate), Russia (157 Mrd di tonnellate) e Cina (115 Mrd di tonnellate), mentre il totale mondiale ammonta a 861 Mrd di tonnellate.

Se la metà di una risorsa attualmente di primo piano – tanto ora quanto nel futuro – è così accentrata, come sedersi da protagonisti al tavolo? Per un paese come il nostro l’unica strada è collocarsi al vertice della manifattura specializzata. Le nostre risorse non abbondano in quanto a commodities, ma il sapere pratico ha fatto di commercianti di tessuti i potestà della Firenze rinascimentale, lasciando un segno indelebile nella storia del mondo. Un trampolino verso il futuro. Oggi la scienza è l’investimento più affidabile: tutta l’economia del settore primario è già destinata a nascere intorno alla collocazione originaria della materia prima (per altro molto abbondante), mente la corsa al primo brevetto sul grafene, insieme alle competenze tecniche per produrlo e gestirlo efficientemente costituiranno un valore inestimabile. Cavalcare l’onda di risorse – di fatto – nuove assicura per qualche decennio posizioni di leadership nel panorama globale. Il petrolio è solo il più eclatante tra gli esempi recenti. Molte altre volte è già avvenuto nel passato ed oggi ne abbiamo sufficiente memoria da renderlo prevedibile.

Non possiamo essere “cinesi” per numero, né americani non avendo la risposta sul nostro territorio. Possiamo però essere la Firenze del Rinascimento se facciamo studiare nella direzione giusta i nostri Leonardo, mentre costruiamo l’infrastruttura che ne realizzerà i progetti.

Oggi la tecnologia è solo agli albori ma il carbone potrebbe trovare una nuova vita, sostenibile per l’ambiente e propulsiva per il portafoglio. Bruciarlo solo perché è una vecchia abitudine, appare irresponsabile dal punto di vista ecologico e stolto per chiunque guardi il futuro – anche mosso dal mero egoismo.

È meglio una grigliata oggi o un milione di schermi ecologici domani? Per i posteri la sentenza non sarà affatto ardua…