Pubblicato su Start Magazine.it il 16 dicembre 2018

Che cosa succede al prezzo del petrolio? L’approfondimento di Gianni Bessi

Nel bene e nel male il principe saudita Mohammed bin Salman, nuovo uomo forte di Riad, è uno dei personaggi principali di questa fine 2018. Lo avevamo già introdotto proprio su queste pagine come uno dei nuovi protagonisti della geopolitica dell’energia. E allora cominciamo… con un rewind fino alla scorsa estate. È il 14 giugno 2018, nella tribuna d’onore dello Stadio Lužniki di Mosca per la partita d’esordio dei mondiali di calcio tra Russia-Arabia Saudita: il padrone di casa Vladimir Putin sta gongolando per l’ennesimo gol della sua frizzante nazionale, ma poi si ricorda del suo ospite e, guardandolo negli occhi, in segno di rispetto gli porge la mano. L’ospite è proprio Mohammed bin Salman.

Il gesto non solo suggella il risultato della partita, ma è l’epilogo di una lunga giornata che i due leader hanno passato a parlare di affari, accompagnati dai rispettivi ministri dell’Energia Alexander Novak e Khalid al-Falih. Proprio Falih organizzò quella riunione Opec del 22 giugno a Vienna fra i rappresentanti dei petrostati in cui si decise l’aumento della produzione per contenere il prezzo di sua maestà il petrolio.

Un altro rewind e siamo a Buenos Aires. È il 30 novembre e Putin e bin Salman si incontrano prima che inizino i lavori del G20, salutandosi calorosamente e dandosi un “cinque” con le mani. L’high five in stile football americano è diventato l’immagine simbolo del vertice dei grandi della terra, fugando ogni dubbio sul fatto che esista un’alleanza energetica tra Mosca e Riad e che sia più salda che mai: in vista c’è un altro vertice Opec, il 6 dicembre a Vienna durante il quale si è discusso di invertire la decisione precedente e tagliare la produzione di oro nero, stavolta per puntare a un rialzo del prezzo del barile.

Una decisione che era nell’aria, perché il prezzo era sceso del 30 per cento da ottobre. L’unica complicazione era il come accontentare l’Iran, che chiedeva di essere esentato dai tagli a causa delle sanzioni degli Stati Uniti. L’accordo è stato raggiunto e la Russia ha giocato un ruolo da protagonista nella decisione di tagliare la produzione a 1,2 milioni di barili al giorno esentando Iran, Venezuela e Libia (per motivi differenti).

Vladimir Putin si conferma un mediatore sempre più rilevante in campo di geopolitica energetica, un funambolo abilissimo nello stare in equilibrio tra gli opposti interessi: dei sauditi e degli iraniani.

Nella sostanza Mosca negli ultimi anni ha lavorato a stretto contatto con l’Arabia Saudita per decidere la strategia della produzione petrolifera: e i legami sembrano oggi ancora più saldi. A conferma di ciò basta ricordare la dichiarazione congiunta, a inizio 2018, sull’ipotesi di creare un nuovo “super gruppo di Paesi produttori di petrolio” destinato a prendere il posto dell’Opec. E forse di fatto è già così.

E Donald Trump? Il Potus era determinato a influenzare le decisioni dell’imminente summit viennese per scongiurare i tagli di produzione. Ha dovuto frenare i polpastrelli pronti a lanciare il consueto tweet acuminato di critica a una decisione che ha come conseguenza il rialzo del prezzo del petrolio e, quindi, anche del gallone di gasoline con cui gli americani riempiono i serbatoi dei suv per macinare chilometri sulle infinite highway.

Nello stesso tempo Trump conosce l’impatto positivo sull’economia Usa di un rialzo del prezzo del petrolio, visto il nuovo ruolo di esportatore netto di greggio e di prodotti raffinati che gli Stati Uniti si sono ritagliati. Cosa deciderà di fare? Forse, da quell’abile gambler che è, ha semplicemente già usato la propria influenza prima del vertice viennese, continuando a utilizzare dichiarazioni, tweet e altro per influenzare il prezzo del petrolio giorno dopo giorno.

Gira e rigira… il punto è sempre lo stesso, “tutto dipende dal prezzo del petrolio”. È un tema che attraversa le nostre vite come un mantra. Possiamo solo intuire che dietro l’apparente banalità dell’espressione si muovano immense forze, decisioni di investimento o di spesa dove gli andamenti previsti o imprevisti a volte sono incomprensibili anche ai più esperti.

Nel nostro immaginario di consumatori restano le crisi petrolifere, i bianchi caftani degli sceicchi del golfo persico che per in non più giovani riportano alla mente gli anni settanta, i prezzi della benzina alle stelle, le targhe alterne. Mentre per i più ‘giovani’ la memoria ritorna alla crisi petrolifera di 10 anni fa quando il prezzo del barile da 150 dollari crollò a meno di 40.

Visto che siamo vicini a Natale, facciamoci un regalo e compriamo il libro che risponde alla domanda delle domande: che cos’è il prezzo del petrolio? Il libro è “C’era una volta il prezzo del petrolio” di Salvatore Carollo (Libri Scheiwiller editore).