Pubblicato su StartMagazine.it il 28 gennaio 2019

Il post di Filippo Onoranti, blogger di Start Magazine

Vale davvero la pena dare uno sguardo più da vicino a questa unione di lavoratori: i caschi gialli, chiamati a raccolta su di un fronte comune contro l’ennesimo attacco – dall’interno – all’industria italiana.

Sono quello che si definisce un’organizzazione effimera, cioè un peculiare modello sociale caratterizzato da confini indefiniti, appartenenza fluida e gerarchia distribuita. Prendono forma e corpo quando le circostanze lo richiedono, aggregandosi in maniera spontanea ed informale entro un contesto determinato. L’anima di questo tipo di gruppo ha le due facce dell’urgenza e della solidarietà. Ne fanno parte tutti quei volontari che fronteggiano un bisogno prima dell’arrivo delle autorità e – come in questo caso – ne stimolano un’azione istituzionale. Nella storia d’Italia ne abbiamo viste più d’una, e la mia preferita sono stati gli angeli del fango – come vengono chiamati dal ’66 coloro che accorrono a sostegno delle popolazioni colpite da alluvione.

Come in quel caso c’è un’eredità di appartenenza anche per i caschi gialli, che con altri nomi avevano già creato un fronte comune in difesa dalla minaccia del referendum anti trivelle del 2016. Nessun colore politico, nessun interesse esterno o fine utilitaristico. Ad aggregare il popolo dei caschi gialli – come di ogni organizzazione effimera – è solo la spontanea volontà di opporsi ad un pericolo concreto, specifico ed imminente, di fronteggiare un’urgenza per poi riacquietarsi nel momento in cui la stessa è sconfitta. Sono una prova di quanto efficaci siano le motivazioni, quelle vere. E finchè queste persistono non c’è modo che si demorda. L’organizzazione effimera riemerge grazie a un appello su Startmag. Prende forma in una rivolta socialmediatica e migliaia di condivisioni prorompono con sdegno per essere paragonati a inquinatori o lavoratori desueti; mentre al contrario proprio sicurezza e formazione sono la cifra di un comparto industriale strategico. Se l’evento scatenante persiste tuttavia mutano forma, offrendosi come militanti di prima fila a qualsiasi istituzione credibile ne prenda in carico la missione e diventano detonatori della mossa di rappresentanze che escono da un letargo di iniziative.

In questo caso la manifestazione del 9 febbraio a Roma sarà il teatro di tale metamorfosi, che vedrà operai ed imprenditori vestire insieme la divisa della protesta. Parafrasando un celebre adagio matematico: un consigliere regionale – “tal Bessi” – batte le ali a Ravenna e a Roma scoppia la tempesta…